Tracce di Sentiero - Il blog prosegue qui ...

Tracce di Sentiero  - Il blog prosegue qui ...
Con nuovi racconti e nuove avventure...

venerdì 26 febbraio 2010

Una serata in montagna - Marco Confortola a Voghera

Una serata inressante, Marco oltre a presentare il suo ultimo libro "Giorni di Ghiaccio", in cui ripercorre le vicende dell'ultima spedizione al K2 nel 2008 dove nei primi giorni di Agosto 11 alpinisti persero al vita sui fianchi della montagna, e lo stesso Marco restò 5 giorni in balia degli eventi sulla montagna, causa una serie di valanghe che spazzarono via le corde fisse e i suoi compagni di salita appartenenti alle varie spedizioni internazionali presenti in quel momento alla base della montagna pakistana.
Una grande testimonianza di come dopo l'amputazione di tutte le dita dei piedi, e 5 mesi di convalescenza sulla sedia rotelle si possa comunque tornare a vivere come prima, senza piangersi addosso.
Marco è stato fortunato, è stato graziato dalla montagna, che lo ha lasciato scendere; con gli altri alpinisti presenti sulla montagna non ha fatto altrettanto.
Questione di tenacia nel voler sopravvivere, attaccandosi con tutte le proprie forze alla vita, ma anche questione di fortuna, la lotta con le forze della natura, soprattutto in quelle condizioni e dimensioni è troppo impari per poter competere.

Personaggio completo Guida alpina, Soccorritore, alpinista estremo, maestro di sci, vive la montagna a 360 gradi.
Durante la serata sono stati trasmessi 2 filmati, nel primi si ripercorrono le sue attività in montagna, alcune delle quali forse non troppo condivisibili, come lo scorrazzare per le valli delle montagna con al moto da cross, che come lui sostiene gli serve per passare velocemente da una valle all'altra per la sua attività professionale di guida alpina, anche se ritengo ci possano essere anche altri modi di movimento, forse più naturali e meno deturpanti, ma è solo la mia opinione e non intaccano sicuramente il quadro generale del personaggio.
Marco Confortola ha al suo attivo 6 vette oltre gli ottomila metri, come lui sostiene 6 cime VERE.

Per conoscere meglio Marco Confortola: Link al sito di Marco Confortola

domenica 7 febbraio 2010

Un sorso di acqua solfurea

Oggi, giornata di sole dopo la discreta nevicata di ieri, giornata ideale per provare le Ciaspole nuove.

Paradossale, ma non ho mai utilizzato le ciaspole!
nelle mie peregrinazioni montane sono sempre salito con i ramponi o solo con gli scarponi, sprofondando passo dopo passo.
Con le ciaspole il galleggiamento sulla neve è un notevole vantaggio, sia per la minor fatica, sia per restare più asciutti più a lungo.
L'utilizzo delle ciaspole a volte, se il terreno è particolarmente ripido è meglio non utilizzarle, possono essere pericolose sopratutto in discesa; il piede è bloccato dalla scarpetta, e la presa sul terreno potrebbe essere compromessa dalla poca flessibilità dell'attrezzo.
In questo caso il percorso è praticamente pianeggiante, a parte qualche piccola rampa, la neve è discretamente resistente, si riesce a camminare quasi sempre in superficie, anche se a volte si sprofonda per 30 cm nella neve fresca!

















Neve intonsa, unici segni sono le zampette dei piccoli animali a margine del bosco, molti alberi rotti dal peso della neve, spesso il sentiero è sbarrato.
































Poco agevoli i numerosi guadi.



















































Finalmente arrivati alla meta, dopo l'ennesimo guado!

venerdì 5 febbraio 2010

Claudio Corti, il «Marna», ci ha lasciati



Claudio Corti, detto il «Marna», uno tra i grandi alpinisti della sua epoca, ci ha lasciati.
Entrò a far parte dei "Maglioni rossi "dei Ragni di Lecco fin dagli albori del sodalizio.
Il suo nome Purtroppo è legato quasi indissolubilmente alla tragedia della Parete Nord dell’Eiger,
quando nel 1957 tentò con il compagno Stefano Longhi la prima salita italiana della parete, salita con successo per la prima volta il 24 Luglio 1938 da una cordata mista austro-tedesca, composta dai tedeschi Andreas Heckmair e Ludwig Vörg, e dagli austriaci Fritz Kasparek e Heinrich Harrer.
Impresa partì sotto i migliori auspici, ma trasformatasi in un dramma per le pessime condizioni della montagna e per una scarica di pietre che blocco gli alpinisti in parete; Stefano Longhi morì in parete, altri 2 alpinisti tedeschi unitisi alla cordata italiana sparirono nel nulla lasciando Corti da solo.
Per il suo recupero si mobilitarono i maggiori nomi dell'alpinismo europeo, che organizzarono
uno dei più grandi tentativo di soccorso mai visto fino ad allora.
Claudio Corti fu l'unico superstite, ed il mondo gli attribui la colpa della morte di Longhi e anche dei due tedeschi che furono poi ritrovato due anni dopo, la loro posizione infine scagionò definitivamente il "Marna", ma quell'ombra nonostante tutto lo accompagnò sempre.
Aveva 81 anni e da qualche giorno le sue condizioni si erano aggravate.
Qualche anno fa Giorgio Spreafico convertì su carta i ricordi di Claudio Corti su quello che accadde in quei tragici giorni: «Il prigioniero dell’Eiger».

Claudio corti, oltre ad essere un alpinista, uno dei più forti della sua epoca, era soprattutto un uomo, un uomo di indole buona, forse troppo buona che pagò per tutta la vita quelle tragiche giornate passate in parete sulla Nord dell'Eiger.

Intervista a Claudio Corti - Prima parte

Intervista a Claudio Corti - Seconda parte
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

Contattaci direttamente