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Con nuovi racconti e nuove avventure...

mercoledì 6 agosto 2008

Cervino Cinemountain



Vince 11° festival CineMountain la pellicola di Gilles Chappaz e Raphael Lassablière "Berhault".

http://www.montagna.tv/?q=node/8261

Un elogio al grande alpinista e uomo, quale era Patrick Berhault, soprattutto il lato umano, la sua indole buona e la sue regole sia sportive che nella vita, e la sua umiltà.
Ricordo di averlo conosciuto, assistendo ad una sua conferenza, queste doti tanto elogiate da tutti trasparivano solo nel vederlo e sentendolo parlare.
Con quel suo parlare italo francese riusciva a trasmettere tranquillità e serenità, mentre raccontava le sue straordinarie imprese.
Il tutto grazie alle testimonianze di Patrick Edlinger, suo grande amico e tra i più grandi esponenti dell’arrampicata moderna, e alle innumerevoli testimonianze delle interviste di Berhault.
Sono proprio contento che la sua figura venga nuovamente riproposta, anche se sono convinto che sia restato nei cuori di tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo.

Patrck Berhault...

Questo scrivevo il giorno dopo la sua scomparsa, il 29 aprile 2004...

Stamattina apro con una notizia giuntami ieri sera verso la 22.00...
è morto Patrick Berhault. un grandissimo alpinista, una guida alpina Francese di Chamonix...
un personaggio che avevo conosciuto dal vivo, per cui la notizia mi ha lasciato abbastanza sconvolto, perchè lo conoscevo, sapevo come operava e la sua figura di guida alpina, piccola ma estremamente sicura era sintomo di persona affidabile, ricordo l'ultima volta che l'avevo visto, era alla presentazione del suo periplo dell'arco alpino 2000-2001 a marzo del 2002, era salito sul palco con il suo zaino, piccolo di statura, aveva appunto evidenziato alcuni passaggi gli erano restati difficili appunto per la sua altezza, che non arrivava a prendere gli appigli naturali che i passaggi chiave richiedevano...
Mi avevano colpito le sue gambe leggermente storte, ma di una potenza estrema, viste le dimensioni.
Era subito entrato nella simpatia del pubblico che stava ad ascoltare, con quel suo Italiano-francese aveva raccontato tutto il viaggio alpino e commentato il film che aveva prodotto durante i mesi di arrampicata, passando da una vetta all'altra.
Era Buono, a lui non interessava la conquista del primato della vetta, cercava la sfida con se stesso, con la montagna e lo faceva nel rispetto delle sue regole e non disdegnava di arrampicare o andare in montagna con nessuno, era amichevole e cordiale con tutti, tanto è vero che all'impresa del viaggio alpino hanno collaborato tantissime persone, anche non famose e non della sua cerchia di amici, gente comune che per solidarietà e amicizia lo accompagnava alla base delle pareti, o saliva un pezzo con lui.
Il mondo perde una persona eccezionale, era anche definito il "PROFESSORE", in quanto insegnava ai corsi nazionali delle Guide Apine Francesi.
Mi dispiace tanto, soprattutto ora che stavo per riprendere la mia grande passione per le vette, continuerò a fare quello che ho sempre fatto, ma con un mattoncino in più sul cuore...
... l'unica consolazione amara è che come altri amici ha lasciato la vita dove ha sempre vissuto, tra le vette e la montagna ha voluto portarselo via, per sempre.

La sua fine è stata paragonata a quella del Mitico Hermann Buhl che per una fatale casualità (o no...) è avvenuta lo stesso anno in cui Patrick Berhault è nato nel 1957....

vi lascio il suo necrologio con le fasi finali della sua ultima salita...

Il celebre alpinista francese, protagonista del periplo alpino tra il 2000 e il 2001, è scivolato da un lastrone sul Taeschhorn, in Svizzera
ZERMATT (Svi), 29 aprile 2004 - Tra i colleghi e gli amici della rinomata scuola di alpinismo di Chamonix, Patrick Berhault andava celebre per la prudenza. Per l'attenzione meticolosa che metteva in ogni sua mossa in montagna fin dall'inizio della carriera, quando era ancora ragazzino e con l'amico d'infanzia Patrick Edlinger aveva tentato le prime ascensioni in Slovenia. Da escludere insomma che possa essere stato qualcosa di diverso da una imponderabile fatalità l'origine della tragica caduta di ieri mattina, mentre con l'amico Philippe Magnin era ormai a pochi metri dalla cima del Taeschhorn (4491 m.), nel cantone Vallese, in Svizzera. Una caduta di oltre 600 metri che ne ha causato il decesso, constatato dai medici dell'elisoccorso durante il trasporto nell'ospedale di Zermatt.
Quella del Taeschhorn era la cima numero sessantasei nella lista di un'impresa che da marzo aveva completamete coinvolto Berhault e Magnin. I due si erano prefissati di scalare tutti le 82 cime alpine sopra i 4000 metri. Ieri mattina si erano già lasciati alle spalle la cima Mischabeljosh Bivouac a 3.851 metri d'altezza, e dopo tre chilometri di
cammino, attorno alle 11.20 erano saliti fino a quota 4100, con l'intento di raggiungere il Taeschhorn, quindi il Dom (4545), il Lenzspitze (4294) e il Nadelhorn (4327). Un cammino in quel tratto facile, lungo un sentiero, nulla di nemmeno apparentemente pericoloso. Tanto che nemmeno due esperti come loro, nonostante la scarsa visibilità, hanno ritenuto necessario indossare le imbragature. Camminavano lungo le pareti della montagna, tranquilli, quando il terreno ha cominciato a cedere. Il lastrone sul quale era Berhault si è staccato, trascinando l'alpinista per oltre 600 metri, fino a quota 3800. Dove è stato pietosamente raccolto dai militi del soccorso alpino.
Piccolo di statura, sempre sorridente e amichevole, Berhault era ben voluto da tutti. Innumerevoli le sue scalate e le vie aperte in tutto il mondo, in Himalaya, sulle Ande, e perfino in Africa. Anche se, come racconta Jean-Michel Asselin, giornalista della rivista d'alpinismo francese, 'Glenat Presse': "Amava tutte le montagne del mondo, ma le Alpi sono sempre state il suo giardino. Le ha attraversate in lungo e in largo". E proprio il periplo dell'arco alpino compiuto tra l'agosto del 2000 e il febbraio 2001 è stata l'impresa che lo ha fatto conoscere in tutto il mondo. In quell'occasione, in compagnia ogni volta di alpinisti diversi, ha scalato 22 vette, partendo dalla Slovenia e arrivando a Mentone, in Francia.
Un'altra sua impresa memorabile è stata quella del febbraio dello scorso anno, quando, con il solito Philippe Magnin, facendo base sul versante italiano, a quota 3850 m., in 9 giorni ha scalato le otto più belle vie ghiacciate del Monte Bianco ad una temperatura media di -25°.

Particolari se vi interessa approfondire:
http://www.gazzetta.it/primi_piani/altri_sport/2004/pp_1.0.364037757.shtml

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