Tracce di Sentiero - Il blog prosegue qui ...

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Con nuovi racconti e nuove avventure...

giovedì 25 settembre 2008

Monte Ebro - Bocche di Crenna - Val Curone - Val Borbera - ennesimo scempio


La scorsa settimana abbiamo fatto 4 passi fino sull'Ebro e ritorno dal Rifugio Orsi, passando dalle stalle e dalle Bocche di Crenna.
A parte l'indescrivibile processione di macchine e cacciatori che si avvicendavano sulla strada che sale verso il colle, arrivando in prossimità del cancello delle Bocche di Crenna a circa 1500 metri di quota, ci siamo trovati davanti ad una strada percorribile tranquillamente da un mezzo pesante che scende verso la val Borbera, sulla strada che dal paese di Cosola sale verso le Capanne.
Ci piacerebbe tanto sapere a che cosa serve una strada che sale fino lassù.
Forse per mettere in comunicazione le due valli? si faceva troppa fatica a scendere di qualche chilometro e percorrere le strade già esistenti a minore quota?
A chi potrebbe giovare una strada che durante l'inverno comunque risulterebbe impraticabile per la troppa neve e per le condizioni poco agevoli?
Forse per i già numerosi motociclisti e fuoristrada che ILLEGALMENTE percorrono la via di cresta?
O forse è solo l'inizio, poi si prevede di asfaltare anche la via di Cresta?
Non si sa mai, potrebbe essere che a qualcuno piaccia andare sull'Ebro in macchina...
io lo farei... magari con 4/5 punti di ristoro lungo la salita, non si sa che venga sete per la troppa calura ed il condizionatore scarico.

giovedì 28 agosto 2008

I NODI DI FRANZ BACHMANN



I NODI DI FRANZ BACHMANN

Su questo simpaticissimo sito www.eneafiorentini.it ho trovato una sezione dedicata ai nodi utili per effettuare nodi bloccanti e a scorrimento lento anche senza maniglie (jumar)o altri attrezzi.

Interessantissima segnalazione, perchè non sempre in caso di necessità o soccorso si hanno sempre e comunque tutte le attrezzature del caso, e imparare o rispolverare questi nodi è utilissimo ed in alcuni casi indispensabilmente vitale.

ve la propongo come promemoria.

1 - Dal Nodo Moschettone al Nodo FB-asola

2 - Nodi per la risalita - toprope

3 - Nodi bloccanti per le ferrate

venerdì 8 agosto 2008

Accanimento mediatico


Prendo spunto dall'articolo uscito su montagna.tv http://www.montagna.tv/?q=node/8291

Mi ero riproposto di non scrivere nulla sulla vicenda che mi sembrava già triste di per sè nonostante la buona riuscita della spedizione e purtroppo la morte di Karl, ma due parole posso spenderle.

Questa vicenda e le successive sul K2 hanno sviluppato nell'opinione pubblica un forte interesse spinto mediaticamente all'eccesso dalla stampa.
Decine di alpinisti muoiono sulle pendici delle piccole e grandi montagne, e se non fosse per l'interesse di qualche giornalista che ingrandisce a tutti i costi le cose trasformando la notizia in una perenne polemica, tutto passerebbe in secondo piano.
Invece no, la notizia deve essere data, e i risvolti devono essere messi in modo da suscitare dubbio nel lettore... Chi paga la spedizione? era necessario muovere uomini e mezzi? come mai erano li? ecc...

Sarebbe tanto bello e semplice dire che una piccola squadra di volonterosi e volontari si è mossa dall'Italia per Amicizia e non per interesse per stare vicino e poter tentare di aiutare in qualche modo amici che si trovavano in difficoltà, ma questo non fa mai notizia.

Certo, anche i soccorritori sono consci che sulle grandi montagne è difficilissimo portare soccorso in quanto sia la quota e le condizioni ambientali non permettono interventi massicci con mezzi e persone come sulle Alpi, ma è bello che per amicizia siano li a tentare, anche solo per comunicare telefonicamente dal campo base.

Alla fine è sempre la stessa storia, le polemiche sul Nanga Parbat e K2 si affievoliranno per riaccendersi sul prossimo caso che può fare notizia.

Ritengo si dovrebbe cambiare metodo... ma ad ognuno il proprio mestiere e la propria coscienza.

mercoledì 6 agosto 2008

Alpinismo - Le regole che dovrebbero essere rispettate



nella foto: Benoit Chamoux e Kurt Diemberger

Nel 1996 dopo la morte di Benoit Chamoux che morì nell’ottobre del 1995 sul Kanchenjunga. in occasione del "Forum della montagna" vennero stilate delle regole per l'autosoccorso ed il soccorso da parte delle spedizioni presenti sulla e ai piedi della montagna.
Regole che non vennero mai prese in considerazione, ma che andrebbero rilette in un'ottica più che attuale visti gli esiti degli ultimi avvenimenti.


http://www.montagna.tv/?q=node/8276

Il grande ultimo progetto di Patrick Berhault



Il progetto che aveva pensato Patrick Berhault e per il quale ha perso la vita si sta realizzando:

le 82 vette oltre i 4000 metri delle Alpi in 82 giorni.

Le vittorie portate a casa sono:
Sessantacinque vette in quarantuno giorni.

http://www.montagna.org/node/4910

In bocca al lupo ragazzi!

Cervino Cinemountain



Vince 11° festival CineMountain la pellicola di Gilles Chappaz e Raphael Lassablière "Berhault".

http://www.montagna.tv/?q=node/8261

Un elogio al grande alpinista e uomo, quale era Patrick Berhault, soprattutto il lato umano, la sua indole buona e la sue regole sia sportive che nella vita, e la sua umiltà.
Ricordo di averlo conosciuto, assistendo ad una sua conferenza, queste doti tanto elogiate da tutti trasparivano solo nel vederlo e sentendolo parlare.
Con quel suo parlare italo francese riusciva a trasmettere tranquillità e serenità, mentre raccontava le sue straordinarie imprese.
Il tutto grazie alle testimonianze di Patrick Edlinger, suo grande amico e tra i più grandi esponenti dell’arrampicata moderna, e alle innumerevoli testimonianze delle interviste di Berhault.
Sono proprio contento che la sua figura venga nuovamente riproposta, anche se sono convinto che sia restato nei cuori di tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo.

Patrck Berhault...

Questo scrivevo il giorno dopo la sua scomparsa, il 29 aprile 2004...

Stamattina apro con una notizia giuntami ieri sera verso la 22.00...
è morto Patrick Berhault. un grandissimo alpinista, una guida alpina Francese di Chamonix...
un personaggio che avevo conosciuto dal vivo, per cui la notizia mi ha lasciato abbastanza sconvolto, perchè lo conoscevo, sapevo come operava e la sua figura di guida alpina, piccola ma estremamente sicura era sintomo di persona affidabile, ricordo l'ultima volta che l'avevo visto, era alla presentazione del suo periplo dell'arco alpino 2000-2001 a marzo del 2002, era salito sul palco con il suo zaino, piccolo di statura, aveva appunto evidenziato alcuni passaggi gli erano restati difficili appunto per la sua altezza, che non arrivava a prendere gli appigli naturali che i passaggi chiave richiedevano...
Mi avevano colpito le sue gambe leggermente storte, ma di una potenza estrema, viste le dimensioni.
Era subito entrato nella simpatia del pubblico che stava ad ascoltare, con quel suo Italiano-francese aveva raccontato tutto il viaggio alpino e commentato il film che aveva prodotto durante i mesi di arrampicata, passando da una vetta all'altra.
Era Buono, a lui non interessava la conquista del primato della vetta, cercava la sfida con se stesso, con la montagna e lo faceva nel rispetto delle sue regole e non disdegnava di arrampicare o andare in montagna con nessuno, era amichevole e cordiale con tutti, tanto è vero che all'impresa del viaggio alpino hanno collaborato tantissime persone, anche non famose e non della sua cerchia di amici, gente comune che per solidarietà e amicizia lo accompagnava alla base delle pareti, o saliva un pezzo con lui.
Il mondo perde una persona eccezionale, era anche definito il "PROFESSORE", in quanto insegnava ai corsi nazionali delle Guide Apine Francesi.
Mi dispiace tanto, soprattutto ora che stavo per riprendere la mia grande passione per le vette, continuerò a fare quello che ho sempre fatto, ma con un mattoncino in più sul cuore...
... l'unica consolazione amara è che come altri amici ha lasciato la vita dove ha sempre vissuto, tra le vette e la montagna ha voluto portarselo via, per sempre.

La sua fine è stata paragonata a quella del Mitico Hermann Buhl che per una fatale casualità (o no...) è avvenuta lo stesso anno in cui Patrick Berhault è nato nel 1957....

vi lascio il suo necrologio con le fasi finali della sua ultima salita...

Il celebre alpinista francese, protagonista del periplo alpino tra il 2000 e il 2001, è scivolato da un lastrone sul Taeschhorn, in Svizzera
ZERMATT (Svi), 29 aprile 2004 - Tra i colleghi e gli amici della rinomata scuola di alpinismo di Chamonix, Patrick Berhault andava celebre per la prudenza. Per l'attenzione meticolosa che metteva in ogni sua mossa in montagna fin dall'inizio della carriera, quando era ancora ragazzino e con l'amico d'infanzia Patrick Edlinger aveva tentato le prime ascensioni in Slovenia. Da escludere insomma che possa essere stato qualcosa di diverso da una imponderabile fatalità l'origine della tragica caduta di ieri mattina, mentre con l'amico Philippe Magnin era ormai a pochi metri dalla cima del Taeschhorn (4491 m.), nel cantone Vallese, in Svizzera. Una caduta di oltre 600 metri che ne ha causato il decesso, constatato dai medici dell'elisoccorso durante il trasporto nell'ospedale di Zermatt.
Quella del Taeschhorn era la cima numero sessantasei nella lista di un'impresa che da marzo aveva completamete coinvolto Berhault e Magnin. I due si erano prefissati di scalare tutti le 82 cime alpine sopra i 4000 metri. Ieri mattina si erano già lasciati alle spalle la cima Mischabeljosh Bivouac a 3.851 metri d'altezza, e dopo tre chilometri di
cammino, attorno alle 11.20 erano saliti fino a quota 4100, con l'intento di raggiungere il Taeschhorn, quindi il Dom (4545), il Lenzspitze (4294) e il Nadelhorn (4327). Un cammino in quel tratto facile, lungo un sentiero, nulla di nemmeno apparentemente pericoloso. Tanto che nemmeno due esperti come loro, nonostante la scarsa visibilità, hanno ritenuto necessario indossare le imbragature. Camminavano lungo le pareti della montagna, tranquilli, quando il terreno ha cominciato a cedere. Il lastrone sul quale era Berhault si è staccato, trascinando l'alpinista per oltre 600 metri, fino a quota 3800. Dove è stato pietosamente raccolto dai militi del soccorso alpino.
Piccolo di statura, sempre sorridente e amichevole, Berhault era ben voluto da tutti. Innumerevoli le sue scalate e le vie aperte in tutto il mondo, in Himalaya, sulle Ande, e perfino in Africa. Anche se, come racconta Jean-Michel Asselin, giornalista della rivista d'alpinismo francese, 'Glenat Presse': "Amava tutte le montagne del mondo, ma le Alpi sono sempre state il suo giardino. Le ha attraversate in lungo e in largo". E proprio il periplo dell'arco alpino compiuto tra l'agosto del 2000 e il febbraio 2001 è stata l'impresa che lo ha fatto conoscere in tutto il mondo. In quell'occasione, in compagnia ogni volta di alpinisti diversi, ha scalato 22 vette, partendo dalla Slovenia e arrivando a Mentone, in Francia.
Un'altra sua impresa memorabile è stata quella del febbraio dello scorso anno, quando, con il solito Philippe Magnin, facendo base sul versante italiano, a quota 3850 m., in 9 giorni ha scalato le otto più belle vie ghiacciate del Monte Bianco ad una temperatura media di -25°.

Particolari se vi interessa approfondire:
http://www.gazzetta.it/primi_piani/altri_sport/2004/pp_1.0.364037757.shtml

giovedì 31 luglio 2008

Ossigeno in alta quota? pareri contrastanti


Considero l'alpinismo una sorta di stile di vita.
Nessuna regola è imposta, ogni alpinista dovrebbe scalate per se stesso, non per gareggiare con altri.
Detto questo riconosco che una cima raggiunta con l'ausilio dell'ossigeno ha una valenza diversa che averlo raggiunto senza farne uso.
La sfida e il confronto è con se stessi, chi bara, dicendo di non farne uso e poi in realtà lo usa, mente a se stesso, prima ancora che al mondo.
L'ossigeno utilizzato come emergenza o pericolo di vita trova in molti una approvazione, altri, i puristi si rifiutano proprio di considerarlo nelle "cose da portare".
Punti di vista che non spostano l'attenzione, non lo considero DOPING, utilizzato in ambito alpinistico, proprio per la sostanza di fondo che non dovrebbe mai essere una gara.
Un individuo gareggia con se stesso, mettendosi alla prova.
Chi vuole far valere la sua salita per lo sponsor o per altri scopi al di fuori della pura sfida con se stessi, dovrebbe essere valutato per la prestazione con o senza ossigeno.
Ci sono imprese portate "quasi" a termine e fallite senza l'utilizzo di ossigeno che sono di gran lunga più ardue di quelle che arrivano in cima respirando Ossigeno con la maschera.
Non voglio giudicare, ognuno si confronta con la propria coscienza.
--
Bi

EVEREST - Troppo caldo anche sul tetto del mondo


Photo taken by (Luca Galuzzi)

Anche su tetto del mondo il ghiaccio e la neve si stanno sciogliendo, cambiano gli scenari climatici della terra in senso globale, oltre al lato alpinistico, chi sale si trova ad affrontare difficoltà maggiori, causate dalla nuda roccia che appare sotto il ghiaccio che si sta sciogliendo.
Le grandi montagne della terra si trovano ad affrontare le stesse problematiche delle altre catene montuose più basse, l'innalzamento termico del pianeta sta condizionando tutto, ben presto si potrebbero riscontrare problemi a livello idrico e alluvionale causati dall'improvviso deterioramento delle risorse di acqua dolce e dal deflusso a valle del materiale in forma liquida che per anni si è consolidato ad alta quota.
Un problema in parte causato dall'effetto serra, ma gran parte causato da effetti naturali, come lo spostamento di rotazione dell'asse terrestre, a cui l'uomo può fare ben poco.

mercoledì 23 luglio 2008

Valtournenche - Parapendio contro le rocce


19/07/2008
sembra il fato...
prima di partire Venerdì ci siamo parlati...
"vado a volare a Valtournenche... "
"Stai Attento ..."
"cerca di non portare rogna..."
"non porto rogna, ti dico solo stai attento..."
Il Gian, Lunedì non era a lavorare...
poi leggo un annuncio sul sito della montagna che riportava un incidente proprio a Valturnenche..., ma penso che sia impossibile che si tratti del Gian, ma non lo vedo e non risponde alle chiamate.
mi insospettisco e verifico, purtroppo si tratta della sua storia.
Dopo un buon volo sulle montagne intorno a Cime Bianche stava scendendo e preparandosi ad atterrare quando una grossa folata di vento gli ha bruscamente girato la vela scaraventandolo sulla roccia a poca distanza.
Il Gian è un pilota provetto, brevettato e prudente, ma le fatalità capitano anche ai migliori.
Trasportato in elicottero all'ospedale di Aosta sta attendendo che si liberi un posto letto ad Orbassano dove decideranno se operarlo o lasciarlo in trazione per far riassettare le sue fratture.

A parte il grande spavento, può raccontare la sua storia...
e con qualche mese di cure potrà ritornare alla normalità.

venerdì 11 luglio 2008

Into the wild, dentro se stessi...


Un film tratto da una storia vera, accaduta tra il 1990 e il 1992.
Ci sono persone che sono strette nel loro ruolo, soggiogate dal volere della famiglia, e appena possono fuggire vivere la propria vita lo fanno senza esitare, anche se questo potrebbe portarli verso un tragico destino.

Partito da casa il protagonista il neo-laureato Christopher McCandless donati i suoi risparmi in beneficienza, attraversa l'America senz aun soldo in tasca in cerca di qualcosa... finchè scopre di voler arrivare in Alaska, dove pensa di poter vivere completamente a contatto con la natura, completando così il suo sogno e ricerca del modo per essere felici pienamente.
Into the wild, abbandonato tutto, compreso il suo nome vero, senza amici ne compagni, da solo si incammina in questa immensa avventura in Alaska, senza null'altro che qualche provvista e qualche vestito per il rigido inverno, solo con la propria esperienza, e ne servirà tanta per sopravvivere al lungo e rigido inverno del nord.
Una lotta giornaliera con se stessi, per vincere la paura, i pericoli che in una terra come questa si presentano continuamente.
Nonostante tutto però una voglia di mettersi continuamente in gioco, di cercare di destreggiarsi ed imparare sulla propria pelle la vita selvaggia, "per vivere qui occorre essere molto simili a pietre...", quasi insensibili, la dura legge della foresta, che ti porta ad essere forte per mangiare e sopravvivere.

Un'esperienza di vita volta all'essenzialità per le esigenze, alla vita selvaggia, secondo le regole della foresta, cacciare per mangiare, purtroppo senza pietà.
In loghi come quelli, le provviste per l'inverno occorre farle per tempo, avere la fortuna di riuscire a trovarle, e poi è già sufficientemente difficile riuscire a sopravvivere...
Forse qualche nozione al nostro giovane esploratore mancava, qualcosa è andato storto, piccole o grandi sogni di vita che nella realtà si sono rivelate diverse.
il suo sogno in Alaska è durato circa 2 mesi, poi per cause non bene precisate è deceduto per fame o per avvelenamento da cibo.
Molto suggestivo il messaggio che traspare dal racconto e dal finale.

Vi è un incanto nei boschi senza sentiero
Vi è un'estasi sulla spiaggia solitaria
Vi è un asilo dove nessun importuno penetra
In riva all'acque del mare profondo
E vi è un'armonia nel frangersi delle onde
Non amo meno gli uomini ma più la natura
Lord Byron
È innegabile… la vita nomade ci ha sempre entusiasmato.
Nella nostra mente è associata alla fuga dalla storia e dall'oppressione,
dalla legge e da noiose costrizioni, alla libertà assoluta.
E quella strada ha sempre portato verso ovest.
Wallace Stegner

E ora, dopo due anni di vagabondaggi, arriva l'ultima avventura, la più grande.
La battaglia finale per uccidere il falso sé interiore e concludere trionfalmente la rivoluzione spirituale.
Alexander Supertramp

INTO THE WILD (Nelle terre selvagge)
REGIA Sean Penn CAST Emile Hirsch, Marcia Gay Harden, William Hurt, Jena Malone, Brian Dierker, Catherine Keener, Vince Vaughn, Kristen Stewart, Hal Holbrook

giovedì 10 luglio 2008

Facciamo le scorte per l'inverno?



Intento a preparare le scorte per l'inverno...

Il senso della vita? Si trova scalando



in risposta al quesito posto al link: http://www.montagna.tv/?q=node/7998

sono perfettamente concorde con le vostre affermazioni.
la tendenza del "tutto e subito" ha condizionato la vita nei giorni nostri.
Proprio in questi giorni parlando con alcune persone, è emersa l'ideologia attuale completamente stravolta rispetto ad alcuni anni fa, per esempio in ambito lavorativo, un'azienda che si accingeva ad assumere personale dipendente era maggiormente benvisto un soggetto con esperienze limitate numericamente, un numero minore di aziende con cui aver collaborato per diversi anni, piuttosto che tante aziende per poco tempo, era un sintomo di serietà e professionalità da entrambe le parti, significava che se il rapporto era durato a lungo era un chiaro sintomo di funzionamento; adesso, completamente il contrario, tante esperienze mordi e fuggi sono maggiormente considerate, a scapito a volte della qualità del lavoro svolto.
In un progetto a lungo termine, hai la possibilità di vederne i pregi e i difetti anche dopo il periodo iniziale, altrimenti le tue valutazioni possono essere ristrette ad una visione parziale, e la tua crescita resta limitata come la tua esperienza.

Così è nella vita quotidiana, se resti fisso sul tuo obbiettivo, e fai in modo che il "resto" ruoti in funzione di esso, hai modo di gestire al meglio la situazione.
Ho divagato, lo so.
L'alpinismo, proprio per l'ambiente in cui si svolge riesce a metterti di fronte alle tue capacità, al tuo senso pratico, ai tuoi limiti, alla necessità fondamentale di restare calmo in qualsiasi situazione, ti allena interiormente ad affrontare e risolvere un problema alla volta, ti da la possibilità di metterti alla prova.

E' la situazione che ti porta ad essere critico e sfrondare tutto il superfluo dalla tua vita, anche quella di tutti i giorni.

lunedì 7 luglio 2008

Anniversario...


5-6 Luglio 2008

Per festeggiare un anniversario importante, ci vuole un posto importante….
Bi la Lu, Ki, Ste, la Mari, il nostro gruppo di amici fidati ha pensato bene di ritrovarsi come nelle migliori storie nei luoghi cari alla memoria; e anche se le cose sono notevolmente cambiate nella gestione del Rifugio Ezio Orsi resta comunque un luogo dove i ricordi scorrono e la pace regna sovrana.

Un giro semplice, tanto per sgranchirsi le gambe e passare qualche momento insieme, visto che il tempo ultimamente scarseggia per tutti…

Dopo cena verso le 23, 15 una bella salita notturna alla vetta dell’Ebro.
La serata è senza Luna, per cui per muoversi è necessario avere almeno una frontale, ce ne sono 3… 2 di più, da un certo punto di vista peccato, sarebbe stato bello salire illuminati solo dal chiarore della Luna, ma la sua mancanza ci ha donato uno spettacolo fantastico una stellata da mille e una notte.

Si sono viste anche alcune stelle cadenti… anche se non tutti le hanno potute vedere perché nonostante tutto, stavano dormendo sdraiati a lato dello steccato per le mucche… e continuavano a chiedere ad occhi chiusi: “DOVE? DOVE? Io non le vedo! ”

Stanchi e assonnati abbiamo riguadagnato dopo una ripida discesa secca, il prato con le tende.
Il buon Fabio ci ha raggiunto la domenica per una grandiosa braciolata sulla griglia, fin troppo calda…

Vorrei solo rammentare ai simpaticoni che sono passati dal rifugio ieri prima di pranzo… il gruppo di cavallerizzi con il Rolex d’oro al polso e l’IPOD nelle orecchie, che i rifiuti prodotti dalle vostre piacevoli boccucce, ivi compresa la gomma da masticare attaccata sotto il tavolo…vanno portati con sè a valle e non lasciati sul tavolo in attesa che qualcuno lo faccia per loro.

La montagna è di tutti e per tutti è vero in parte. L’educazione è una cosa che non ha altitudine.
Se si vuole andare per montagne bisogna anche comportarsi di conseguenza.
Scusate l’esternazione, ma quando si passano i limiti, è troppo!

ps

Kikkio giustamente mi segnala una dimenticanza...

Al rifugio era presente anche una coppia con un cane molto simpatico (veramente simpatico) legato alla staccionata anti-mucche; continuava a lamentarsi perchè i suoi padroni lo avevano lasciato solo, mentre erano a mangiare dalla parte opposta del prato, chissà poi perchè, ma veniamo al dunque... mentre ero intento a consolar eil cagnolino, è arrivata la padrona e parlando del comportamento dei sopracitati cavallerizzi, mi ha confessato innocentemente: "...Pensi che una volta sono stata rimproverata perchè avevo gettato per terra un tappino della birra... eppure è BIODEGRADABILE! chissà poi perchè?"

Cara signora...
i tappini della birra in alluminio o latta NON sono biodegradabili, o per lo meno non sono considerati tali, in quanto il tempo di deterioramento è decisamente alto, ANNI... un discreto numero di anni!!!

Anche questo ci tocca sentire...

mercoledì 25 giugno 2008

un omaggio a Mamma Mix



Ciao MammaMix, sono passati ormai 2 anni... ho ritrovato queste foto, scattate qualche ora prima che ti addormentassi per sempre...

lunedì 23 giugno 2008

Pietra Ligure - Affitto Bilocale con grande terrazzo






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martedì 17 giugno 2008

Essenzialità....


Avete mai pensato a quanto ci siamo impigriti, a quante cose l'essere umano ha perso il gusto e la necessità di dover fare ogni giorno, sostituito da una serie di macchine o affini che svolgono l'attività per lui?
Quante comodità abbiamo a casa?
Quanto siamo pronti a sopperire ad una mancanza nel caso di necessità?
Quanto bene si adeguerebbe il nostro quotidiano in mancanza di una cosa che attualmente definiamo primaria?
Quante e quali sono le cose che veramente definiamo PRIMARIE?

Provate così per gioco, ma di gioco non si tratta, a definire nella vostra mente una scaletta di oggetti che in 5 (cinque) minuti di tempo prendereste con voi se fosse necessario partire per sempre entro tale termine, considerate che in 5 minuti si possono prendere un numero molto limitato di cose, e soprattutto tutte devono essere trasportabili sulla vostra persona.

Provate a scriverli su un foglio, poi potete metterlo via, tra qualche tempo vedete se le cose che avete scritto sono ancora realmente ancora indispensabili secondo la vostra scaletta.

Ok, il gioco è molto drastico, ma vi induce a riflettere su quali siano le vostre reali priorità.

Non esiste una scaletta di oggetti utili, non la voglio fornire nemmeno lontanamente, ognuno ragioni con le proprie esperienze, ma riterrei utile che lo faceste per voi stessi.

Quanto riuscite ad essere autonomi nelle vostre azioni, senza dover dipendere da qualcuno o qualcosa?

La vita frenetica ci induce a demandare ad altro/altri , perdendo l'utilizzo delle nostre funzionalità psico motorie e un eccessivo utilizzo delle tecnologie ci ha reso troppo schiavi di quello che ci circonda?

Provate a fare questo piccolo esperimento, resterete stupiti da quello che ne scaturirà.


giovedì 12 giugno 2008

Novità in baita per Jo di Alpesattal...

Fate un salto a

www.alpesattal.com


Il Monte Rosa visto dal prato

La Baita e Jo

La baita

il piccolo Yago

... sempre il piccolo Yago



Dopo la fontana, presto saranno disponibili nuove strutture per facilitare la vita in baita...
Bravo Jo.

Nonostante tutto, continua la sua vita lassù...
ci vedremo un giorno...

L'ho sentito stamattina, è in attesa degli eventi, ma felice e sereno, SOPRATTUTTO OPEROSO!
un nuovo varco si apre verso la legnaia, dove prima c'era solo una finestrella adesso c'è una porta... considerando le dimensioni dei suoi muri non è opera da poco...

Bi

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giovedì 10 aprile 2008

Il Senso della Vita...

Ho imparato... che nessuno è perfetto...

Finché non ti innamori.

Ho imparato... che la vita è dura...

Ma io di più!!!

Ho imparato...

che le opportunità non vanno mai perse.

Quelle che lasci andare tu...

le prende qualcun altro.

Ho imparato... che quando serbi rancore e amarezza la felicità va da

un'altra parte.


Ho imparato...

Che bisognerebbe sempre usare parole

buone...Perchè

domani forse si dovranno rimangiare.

Ho imparato... che un sorriso

è un modo economico per migliorare il tuo aspetto.

Ho imparato...

che non posso scegliere come mi sento...

Ma posso sempre farci qualcosa.

Ho imparato... che

quando tuo figlio

appena nato tiene il tuo dito nel suo piccolo pugno... ti ha agganciato per

la vita.


Ho imparato... che tutti

vogliono vivere

in cima

alla montagna....Ma tutta la felicità e la crescita avvengono mentre la

scali.


Ho imparato... che bisogna godersi

il viaggio e non pensare solo alla meta.


Ho imparato...

che è meglio dare consigli solo in due

circostanze...

Quando sono richiesti e quando ne dipende la vita.


Ho imparato...


che meno tempo spreco...

più cose faccio.

martedì 11 marzo 2008

Gradi di difficoltà con presenza di neve e ghiaccio

Gradi di difficoltà con presenza di neve e ghiaccio

  • F = facile

  • PD = Poco Difficile

  • AD = abbastanza difficile

  • D = difficile

  • TD = molto difficile

  • ED = estremamente difficile

  • EX = eccezionalmente difficile

Gradi di difficoltà in arrampicata su roccia

Gradi di difficoltà in arrampicata su roccia

Scala Welzenbach
(1925)

  • I = primo grado. E' la forma più semplice dell'arrampicata, bisogna già scegliere l'appoggio per i piedi; le mani utilizzano frequentemente gli appigli per mantenere l'equilibrio. Non è adatto a chi soffre di vertigini.
  • II = secondo grado. Qui inizia l'arrampicata vera e propria, che richiede lo spostamento di un arto per volta e una corretta impostazione dei movimenti. Appigli e appoggi sono ancora abbondanti.
  • III = terzo grado. La struttura rocciosa, già più ripida o addirittura verticale, offre appigli e appoggi più rari e può già richiedere l'uso della forza. Di solito i passaggi non si risolvono ancora in maniera obbligata.
  • IV = quarto grado. Appigli e appoggi divengono ancora più rari e/o esigui. Richiede una buona tecnica di arrampicata applicata alle varie strutture rocciose (camini, fessure, spigoli, ecc.), come pure un certo grado di allenamento specifico.
  • V = quinto grado. Appigli e appoggi sono decisamente rari e esigui. L'arrampicata diviene delicata (placche, ecc.) o faticosa (per l'opposizione o incastro in fessure e camini). Richiede normalmente l'esame preventivo del passaggio.
  • VI = sesto grado. Appigli e/o appoggi sono esigui e disposti in modo da richiedere una combinazione particolare di movimenti ben studiati. La struttura rocciosa può costringere a un'arrampicata delicatissima, oppure decisamente faticosa dov'è strapiombante. Necessita un allenamento speciale e forza notevole nelle braccia e nelle mani.settimo grado.
  • VII = settimo grado. Sono presenti appigli e/o appoggi minimi e molto distanziati. Richiede un allenamento sofisticato con particolare sviluppo della forza delle dita, delle doti di equilibrio e delle tecniche di aderenza.
  • Dal VII le difficoltà aumentano fino all'attuale limite estremo (il X).
Ogni grado può avere una ulteriore suddivisione di inferiore (-) o superiore (+).

venerdì 7 marzo 2008

Tabella Difficoltà Escursionistiche

Tabella Difficoltà Escursionistiche
L'indicazione delle difficoltà di un itinerario viene data per facilitare la scelta di un’ascensione. Serve in primo luogo per evitare ad escursionisti ed alpinisti di dover affrontare inaspettatamente passaggi superiori alle loro capacità o ai loro desideri.
Nonostante una ricerca di precisione, la valutazione delle difficoltà, soprattutto in alta montagna dove le condizioni ambientali sono molto variabili, rimane essenzialmente indicativa e va considerata come tale.
Si utilizzano le quattro sigle della scala CAI per differenziare l’impegno richiesto dagli itinerari di tipo escursionistico. Questa precisazione non è utile soltanto per distinguere il diverso impegno richiesto da un itinerario, ma anche per definire chiaramente il limite tra le difficoltà escursionistiche e quelle alpinistiche.
  • T = TURISTICO. Itinerari su stradine, mulattiere o larghi sentieri, con percorsi non lunghi, ben evidenti e che non pongono incertezze o problemi di orientamento. Si svolgono di solito sotto i 2000 metri di altitudine. Richiedono una certa conoscenza dell’ambiente montano e una preparazione fisica alla camminata.
  • E = ESCURSIONISTICO. Itinerari che si svolgono su sentieri di ogni genere, oppure su evidenti tracce di passaggio in terreno vario (pascoli, detriti, pietraie), di solito con segnalazioni; possono esservi brevi tratti pianeggianti o lievemente inclinati di neve residua, quando, in caso di caduta, la scivolata si arresta in breve spazio e senza pericoli. Si sviluppano a volte su terreni aperti, senza sentieri ma non problematici, sempre con segnalazioni adeguate. Possono svolgersi su pendii ripidi; i tratti esposti sono in genere protetti (barriere) o assicurati (cavi). possono avere singoli passaggi su roccia, non esposti, o tratti brevi e non faticosi né impegnativi grazie ad attrezzature (scalette, pioli, cavi...) che però non necessitano l’uso di equipaggiamento specifico (imbragatura, dissipatore...). Richiedono un certo senso di orientamento, come pure una certa esperienza e conoscenza del terreno montagnoso, allenamento alla camminata, oltre a calzature ed equipaggiamento adeguati. Costituiscono la grande maggioranza dei percorsi escursionistici sulle montagne italiane.
  • EE = ESCURSIONISTI ESPERTI. Si tratta di itinerari generalmente segnalati ma che implicano una capacità di muoversi su terreni particolari. Sentieri o tracce su terreno impervio e infido (pendii ripidi e/o scivolosi di erba, o misti di roccia ed erba, o di roccia e detriti). Terreno vario, a quote relativamente elevate (pietraie, brevi nevai non ripidi, pendii aperti senza punti di riferimento, ecc.). Tratti rocciosi, con lievi difficoltà tecniche (percorsi attrezzati, vie ferrate tra quelle di minore impegno...). Rimangono invece esclusi i percorsi su ghiacciai, anche se pianeggianti e/o all’apparenza senza crepacci (perché il loro attraversamento richiederebbe l’uso della corda e della picozza e la conoscenza delle relative manovre di assicurazione). Necessitano: esperienza di montagna in generale e buona conoscenza dell’ambiente alpino; passo sicuro e assenza di vertigini; equipaggiamento, attrezzatura e preparazione fisica adeguate. Per i percorsi attrezzati è inoltre necessario conoscere l’uso dei dispositivi di autoassicurazione (moschettoni, dissipatore, imbragatura, cordini...).
  • EEA = ESCURSIONISTI ESPERTI ATTREZZATI. Questa sigla si utilizza per certi percorsi attrezzati o vie ferrate, al fine di preavvertire l’escursionista che l’itinerario richiede l’uso di dispositivi di autoassicurazione.

martedì 4 marzo 2008

Il ritorno di Jo in Baita


Il Grande Jo dopo una racchettata di 5 ore è arrivato in baita, dopo lungo periodo lontano da casa.
In bocca al Lupo Jo.

Lo spettacolo del ghiacciaio dell'Aletch.




Lo spettacolo del ghiacciaio dell'Aletch.

Non so se avete mai avuto l'occasione di arrivare ad ammirare un ghiacciaio da vicino...
è qualcosa di veramente grandioso.
Piano piano nella fase di avvicinamento percorri i sentieri che ti portano verso il gigante, che sta oltre la cresta sopra il paese, appena arrivi dalla parte opposta la valle con la sua lingua di ghiaccio si staglia in tutta la sua bellezza.
già dalla cartina si dovrebbe intuire le sue vere dimensioni, ma finchè non lo vedi non ti rendi conto di cosa si sta parlando, e da una quota 200 metri sopra il ghiacciaio ancora non ti rendo conto delle reali dimensioni...

l'immensa valle e i detriti morenici che il ghiacciaio ha lasciato sulle sponde, nei secoli, lascia immaginare le dimensioni quando la calotta glaciale era al massimo splendore, e comprendeva più valli, ormai è restata solo la vallata principale, dove l'unica lingua di ghiaccio si estende per 22 km.
il Circolo concordia, Concordia Plaze, che non ha nulla a che fare con il K2, ma è assai imponente, è la convergenza delle lingue glaciali che dalle vette della Joungfrau e dalle vette circostanti si concentrano alla testa dell'Aletch.
Appena scendi vicino al ghiaccio ti rendi conto di quanto sei piccolo di fronte all'immensa montagna di ghiaccio che ti sovrasta, 2,5 km separano un lato dall'altro, che solo a percorrerli in larghezza ci si impiega un mare di tempo...
Nonostante il suo continuo diminuire credo sia il più esteso ghiacciaio europeo, seguito dalla Mer de Glace del Monte Bianco.

lunedì 3 marzo 2008

Come scegliere una giacca da montagna

La diffusione sul mercato di giacche è vastissimo, dalle giacche per sciare, alle giacche che si possono utilizzare in tutte le stagioni, a quelle create solo per la vita cittadina, che sostituiscono egregiamente gli indumenti invernali, quali cappotti e altri generi di indumenti pesanti.
Prima di avventurarci nella conoscenza delle giacche, vediamo due piccoli dettagli. La scelta della giacca è in funzione di cosa dovete affrontare.
Inutile comprare materiale altamente tecnico solo per fare quattro passi nella neve, per cui una volta valutati i vostri obbiettivi potete procedere con le valutazioni.
Un consiglio se le vostre esigenze sono piuttosto elevate, affidatevi a marche altrettanto elevate, il materiale è di ottima qualità e siete sicuri che non vi lasceranno a piedi.
I nuovi materiali sono sempre più leggeri e resistenti, ma il costo della ricerca e del tessuto si fa sentire.
Le cose importanti in una giacca da montagna sono la robustezza, l'impermeabilità e l'isolamento dal vento.
Io prediligo le giacche senza interno, i cosiddetti gusci, che permettono di essere indossate da sole, o con ulteriori strati termici aggiuntivi a seconda della stagione o delle necessità.
Stiamo parlando prettamente di giacche tecniche, con un prezzo adeguato alla qualità del prodotto (alto, rispetto alle normali giacche da turismo), che offrono un alto comfort sia per quanto riguarda il lato termico, sia per l'impermeabilità del capo; quasi tutte in doppio o triplo strato di GORETEX, con aperture per l'areazione e l'eliminazione del sudore, che così tende a non formarsi e a lasciare la pelle asciutta anche sotto gli strati sovrapposti (metodo a cipolla).
La vastissima gamma delle giacche spazia dalle giacche leggere per l’allenamento al quelle pesanti per l’inverno con imbottitura in ottimo piumino, impermeabili e traspiranti, oppure molto funzionali sono le giacche a triplo strato di Goretex, molto sottili, che unite a pile da attaccare all’interno tramite cerniere può diventare una giacca invernale per i più freddolosi.
Da qualche anno sul mercato c'è il GORETEX XCR, un goretex a doppio strato, ma con caratteristiche di estrema leggerezza e resistenza.
Una componente assai importante in una giacca non è tanto il grado di impermeabilizzazione, indispensabile certamente, ma anche il fattore traspirazione è altrettanto indispensabile, in quanto sotto un telo di plastica, siete al riparo dall’esterno, in quanto l’acqua dall’esterno non penetra, ma siete comunque fradici per la condensa del vostro sudore nella parte interna del tessuto.
Il fattore traspirazione è indispensabile per espellere la condensa del vostro corpo che muovendosi genera.
Per una buona funzionalità del processo, occorre che tutti gli strati che avete, funzionino da carta assorbente e tolgano l’umidità dalla vostra pelle verso l’esterno, strato dopo strato, dalla parte interna verso la parte esterna.

In tal modo resterete sempre asciutti e il freddo non vi aggredirà più di tanto, quando siete fermi, a corpo fermo e in raffreddamento se avete gli indumenti bagnati patite maggiormente il freddo.
Io preferisco la tipologia di giacche leggere, utili in tutte le stagioni, antivento, e impermeabili, traspiranti e con le cerniere sotto le maniche per aumentare al massimo la ventilazione della giacca in caso di temperature elevate e la necessità di indossare comunque la giacca.
Per aumentare lo strato termico, di per sé già elevato, in quanto se una giacca resiste al vento e vi toglie il sudore dalla pelle, evitando la formazione della condensa all’interno ha già risolto il 70% del vostro calore, con l’aggiunta di un’ulteriore strato termico, come potrebbe essere un pile, e il vostro corpo è protetto al 100%.
Quando scegliete una giacca, fate attenzione al materiale di cui è composta deve essere un materiale impermeabile, ma traspirante, come ad esempio il Goretex o il Powertext, se fate grandi attività fisiche con la giacca, necessitano ulteriori aperture per aumentare la ventilazione del corpo.
Se utilizzate il casco durante le vostre attività controllate che il cappuccio sia concepito per inglobare il casco dentro il cappuccio, e il movimento della testa lateralmente non sia inibito nei movimenti, che devono restare fluidi.
Culisse in vita evitano che la neve penetri dentro la giacca, bagnandola e bagnandovi gli strati sottostanti.
Patta copri cerniera, meglio se doppia, aumenta la resistenza al vento e alle intemperie.
Tasche di facile apertura anche se avete i guanti, tasche interne per la salvaguardia di materiale particolarmente delicato;
chiusura dei polsini a velcro, per sigillare la manica da infiltrazioni di neve con e senza guanti.
La giacca nonostante tutti gli accorgimenti sopra citati deve restare leggera, ogni grammo in più è fatica che farete per trasportarla. E deve essere il più comprimibile possibile, in quanto meno spazio occupa minore è il bagaglio che vi dovrete accollare.

Durante l'utilizzo intenso delle giacche, spesso o quasi inevitabilmente si possono generare strappi accidentali creati da rami, rocce, chiodi ramponi o altro, in questo caso è necessario, se ci si trova in attività è necessario "tamponare" lo strappo con nastro, poi a casa se lo strappo non è di grosse dimensioni esistono pezze applicabili, reperibili dal vostro rivenditore; oppure l'utilizzo intenso può rendere la superficie della giacca non più perfettamente impermeabile, in tal caso è necessario reimpermeabilizzare la superficie di tutta la giacca, anche per questo trattamento esistono prodotti specifici.   
Bi

lunedì 18 febbraio 2008

Trekking Invernali - cosa mettere nello zaino


Trekking di un giorno:

Lo Zaino...
Per un trekking di un giorno, basta uno zaino da circa 30 litri, non meno in quanto non si può avere uno zaino per ogni evenienza, per cui, meglio uno zaino leggermente più capiente, invece di constatare poi che parte del vostro materiale non ci entra.

Queste informazioni sono solo di esempio, ognuno è libero di aggiungere o togliere quello che all'occorrenza ritiene superfluo, ma in molte occasioni anche quello che pare superfluo potrebbe rivelarsi indispensabile.
Con questo non dovete partire con il materiale per affrontare una scalata in alta quota, ma ci sono cose che non dovrebbero mai essere lasciate a casa.

Tutto deve essere commisurato a quanto dura la vostra escursione e a che quota vorreste arrivare; in molte occasioni questi due indumenti mi sono stati molto utili.

Gli indumenti...
Soprattutto durante la stagione invernale, L'isolamento termico ha un'importanza molto rilevante; ricordate che anche se partite con il sole, in montagna il tempo cambia molto rapidamente, e la temperatura scende altrettanto rapidamente, per cui è utile partire con un abbigliamento a strati, da togliere e aggiungere in caso di necessità.
Prevedete sempre di avere un indumento antivento e antipioggia.
Se eliminate il vento e l'umidità avete risolto gran parte delle problematiche.

I guanti sono indispensabili, se le mani sono congelate, sono inutilizzabili, fate in modo che un paio di guanti restino sempre in fondo allo zaino, anche nelle stagioni estive.

Facciamo una breve liste delle cose che dovrebbero entrare nello zaino:
Dovete cercare di avere l'indispensabile nel minor peso possibile.
  • Guanti
  • Guscio leggero antivento e anti pioggia (Tipo Goretex)
  • strato termico (isolamento dal freddo)
  • strato traspirante (molto importante)
  • pantaloni in goretex o materiale strech che asciuga molto rapidamente
  • coltellino multiuso
  • Borraccia
  • cordino
  • Accendino
  • Fazzolettini di carta
  • Occhiali da sole con protezione, totale se si prevede di raggiungere quota neve.
  • Berretto
  • un Kit di primo soccorso (utile in caso di piccoli inconvenienti).
  • un telo termico (telo argentato termo riflettente) potrebbe essere molto utile in caso di emergenza
  • torcia frontale con batterie di ricambio (l'oscurità arriva prima in inverno)
  • Consigliata una buona carta topografica dettagliata della zona, soprattutto se non conoscete bene il posto.
  • una maglietta di ricambio è consigliabile.
  • un indumento termico, pile o altro (se non siete freddolosi anche senza maniche, è più leggero)
  • Utile un telefono cellulare, anche se non ci farei troppo affidamento, in montagna potrebbe non esserci copertura della rete.
Lo strato traspirante è quello a diretto contatto con la pelle, che deve eliminare velocemente il sudore e far traspirare verso gli strati superiori l'umidità in modo tale da lasciare la pelle asciutta e non far perdere ulteriore calore al corpo.
Altrimenti potete avere tutti gli strati isolanti che volete, ma resterete comunque bagnati e infreddoliti.
Un utile consiglio è quello di racchiudere il vostro materiale in sacchetti di plastica, prima di inserirli nello zaino, gli indumenti/materiale resterà più asciutto anche in caso di forte pioggia.

facoltativi, anche se molto utili possono essere:
  • Bussola
  • Altimetro
  • macchina fotografica
  • matita e fogli per appunti
  • Binocolo compatto
Fino qui si tratta di uno zaino quasi normale, a parte gli strati termici aggiuntivi, poi per un trekking invernale sono necessari alcuni accorgimenti per non avere problemi:

  • un paio di scarponi rigidi o semi rigidi, in goretex o comunque impermeabili o con lo scafo in materiale plastico, è importante che il piede resti asciutto e possibilmente caldo
  • Ghette (vi evita che la neve entri negli scarponi)
  • Racchette da neve
  • Ramponi per il ghiaccio (in alternativa o in aggiunta alle racchette da neve)
  • piccozza
  • uno spezzone di corda
Per camminare nella neve le racchette sono più utili, in quanto galleggiano anche nella neve alta, su superfici ghiacciate i ramponi hanno una migliore presa e tenuta.

In aggiunta per i particolari indumenti o materiali specifici dipende da che attività mi prestate ad affrontare.

Da non sottovalutare gli alimenti e le bevande, possibilmente non gassate.

Per ulteriori dettagli chiedete pure...

Considerate anche l'eventualità di dover scaldare bevande calde, per cui all'occorrenza potrebbe servire:
  • un Fornellino con bombola
  • un contenitore per far scaldare le bevande di materiale metallico
  • un cucchiaio

Trekking di più giorni:


Se la vostra avventura dura più giorni occorre prevedere uno zaino più capiente e una maggiore quantità di materiale.
basiamoci su una dimensione media, 40 litri sono sufficienti, se il materiale da trasportare è tanto, meglio prevedere nell'acquisto di uno zaino con un capacità superiore, 55 litri potrebbe risolvere tutti i problemi.

le cose da portare sono le stesse della parte precedente, non le ripeto perché ritengo indispensabile la lettura anche delle note, non solo dell'elenco di oggetti, per cui vi rimando alla lettura della parte relativa al materiale necessario per una sola giornata.

Considerate che il pernotto in inverno è molto rigido, per cui dove possibile appoggiatevi a strutture come rifugi o bivacchi.

Oltre al materiale già citato che dovrebbe essere sempre presente vanno aggiunte altre cose:

Materiale per la notte:
  • sacco a pelo
  • materassino autogonfiante/ stuoino per un buon isolamento dall'umidità del terreno se non dormite in rifugio.
  • indumenti asciutti per dormire
  • una pila, meglio se frontale con batterie di ricambio, utile per muoversi nella notte lasciandovi le mani libere.
  • Berretto di lana
  • Ricambi Vari
  • ulteriore strato termico (Pile)

Non guasta prevedere anche:
  • Telo termico di emergenza
  • Fischietto
Mangiare
quello che vi potrebbe servire, ma considerate di avere sempre una scorta di

  • Reintegratori salini
  • Cioccolato
  • Zucchero in zollette
spero che vi possa essere utile in qualche modo.

Siti Correlati: 

Bastoncini-da-trekking-nordic-walking
Come-scegliere-uno-zaino-da-trekking



Trekking estivi - cosa mettere nello zaino


Trekking di un giorno:

Lo zaino...
Per un trekking di un giorno, basta uno zaino da circa 30 litri, non meno in quanto non si può avere uno zaino per ogni evenienza, per cui, meglio uno zaino leggermente più capiente, invece di constatare che parte del vostro materiale non entra nello zaino.

Queste informazioni sono solo di esempio, ognuno è libero di aggiungere o togliere quello che all'occorrenza ritiene superfluo, ma in molte occasioni anche quello che pare superfluo potrebbe rivelarsi indispensabile.
Con questo non dovete partire con il materiale per affrontare una scalata in alta quota, ma ci sono cose che non dovrebbero mai essere lasciate a casa.

Tutto deve essere commisurato a quanto dura la vostra escursione e a che quota vorreste arrivare; in molte occasioni questi due indumenti mi sono stati molto utili.
  • Guanti
  • Guscio leggero antivento e antipioggia
Ricordate, anche se partite con il sole in montagna il tempo cambia molto rapidamente, e la temperatura scende altrettanto rapidamente, per cui prevedete sempre di avere un indumento antivento e antipioggia, la sola mantellina antipioggia se la vostra escursione dura più di un'ora potrebbe essere insufficiente.

Se le mani sono congelate, sono inutilizzabili.

Facciamo una breve liste delle cose che dovrebbero entrare nello zaino:
Dovete cercare di avere l'indispensabile nel minor peso possibile.
  • Guanti
  • Guscio leggero antivento e anti pioggia (Tipo Goretex)
  • coltellino multiuso
  • cordino
  • Accendino
  • Fazzolettini di carta
  • Occhiali da sole con protezione, totale se si prevede di raggiungere quota neve.
  • Berretto
  • un Kit di primo soccorso (utile in caso di piccoli inconvenienti).
  • Consigliata una buona carta topografica dettagliata della zona, soprattutto se non conoscete bene il posto.
  • una maglietta di ricambio è consigliabile.
  • un indumento termico, pile o altro (se non siete freddolosi anche senza maniche, è più leggero)
  • Utile un telefono cellulare, anche se non ci farei troppo affidamento, in montagna potrebbe non esserci copertura della rete.
a volte è meglio avere un buono strato sul corpo, lo zaino anche se si bagna non patisce, meglio una giacca al posto della mantellina.

un utile consiglio è quello di racchiudere il vostro materiale in sacchetti di plastica, prima di inserirli nello zaino, gli indumenti/materiale resterà più asciutto anche in caso di forte pioggia.

facoltativi, anche se molto utili possono essere:
  • Bussola
  • Altimetro
  • macchina fotografica
  • matita e fogli per appunti
  • Binocolo compatto
In aggiunta per i particolari indumenti o materiali specifici dipende da che attività mi prestate ad affrontare.

Da non sottovalutare gli alimenti e le bevande, possibilmente non gassate.

Per ulteriori dettagli chiedete pure...


Trekking di più giorni:


Se la vostra avventura dura più giorni occorre prevedere uno zaino più capiente e una maggiore quantità di materiale.
basiamoci su una dimensione media, 40 litri sono sufficienti, se il materiale da trasportare è tanto, meglio prevedere nell'acquisto un litraggio superiore, 55 litri potrebbe risolvere tutti i problemi.

  • Guanti
  • Guscio leggero antivento e anti pioggia (Tipo Goretex)
  • coltellino multiuso
  •  Borraccia
  • cordino
  • Accendino
  • Fazzolettini di carta
  • Occhiali da sole con protezione, totale se si prevede di raggiungere quota neve.
  • Berretto
  • un Kit di primo soccorso (utile in caso di piccoli inconvenienti).
  • Consigliata una buona carta topografica dettagliata della zona, soprattutto se non conoscete bene il posto.
  • una maglietta di ricambio è consigliabile.
  • un indumento termico, pile o altro (se non siete freddolosi anche senza maniche, è più leggero)
  • Utile un telefono cellulare, anche se non ci farei troppo affidamento, in montagna potrebbe non esserci copertura della rete.
  • Bastoncini da trekking
  • bussola (opzionale)
  • Altimetro (opzionale)
  • macchina fotografica (opzionale)
  • matita e fogli per appunti (opzionale)
  • Binocolo compatto (opzionale)
Oltre al materiale già citato che dovrebbe essere sempre presente vanno aggiunte altre cose:

Materiale per la notte:
  • sacco a pelo
  • materassino autogonfiante/ stuoino per un buon isolamento dall'umidità del terreno se non dormite in rifugio.
  • indumenti asciutti per dormire
  • una pila, meglio se frontale con batterie di ricambio, utile per muoversi nella notte lasciandovi le mani libere.
  • Berretto di lana
  • Ricambi Vari
  • ulteriore strato termico (Pile)

Non guasta prevedere anche:
  • Telo termico di emergenza
  • Fischietto
Mangiare
quello che vi potrebbe servire, ma considerate di avere sempre una scorta di

  • Reintegratori salini
  • Cioccolato
  • Zucchero in zollette
spero che vi possa essere utile in qualche modo.

Suggerimenti:

Bastoncini da trekking

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martedì 12 febbraio 2008

Walter Bonatti K2 la verità

Prima di addentrarci nella ormai non più misteriosa, ma sempre ignobile vicenda, facciamo una breve storia della montagna in questione.
La vetta del K2 è la seconda vetta della terra 8611 metri (8616 metri dall'altima misurazione) battuta dall'Everest 8850 pare dall'ultima misurazione…
La vetta del K2 si trova al confine tra Pakistan e India nella regione del KaraKorum.
Non fu una delle prime vette ad essere conquistate, ma nemmeno una delle ultime, la prima vetta ad essere salita (e non uso il termine conquistata apposta) fu l'Annapurna 8091 m nel 1950; la vetta del K2 venne salita la prima volta il 31 Luglio 1954 dalla squadra Italiana Lacedelli-Compagnoni facenti parte della spedizione Italiana comandata dal mitico Geologo Ardito Desio.
La vicenda della salita da parte delgi italiani presentava parecchi lati oscuri, la spedizione era composta da noti personaggi dell'alpinismo anche per l'epoca dei fatti, erano sti scelti i migliori alpinisti italiani per la missione, fortemente sponsorizzata dal CAI centrale, alcuni di loro abbastanza avanti con gli anni, alla spedizione partecipava anche Walter Bonatti, che ventiquattrenne e fortissimo alpinista era in grado di fare cose che altri alpinisti, anche se espertissimi non riuscivano a fare in modo disinvolto.
Bonatti era particolarmente in forma, era riuscito ad acclimatarsi benissimo e partecipò all'assalto finale.
la mattina del 30 Luglio 1954, fece una vera e propria impresa scese dall'ottavo campo a cui si trovava quasi al settimo per recuperare i due pesanti trespoli con le bombole d'ossigeno per l'assalto alla vetta, fece circa 500 metri di dislivello in discesa e oltre 700 metri di dislivello in salita, trovandosi ad una quota poco superiore a 8100 metri e fu costretto a bivaccare all'aperto, perchè nonostante gli accordi con Lacedelli e Compagnoni la sera prima il campo numero nove era stato spostato, instalalto in un versante della montagna non visibile dalla parte in cui si trovava Bonatti. e così Walter e l'Hunza Madhi furono costretti a passare la notte seduti sul ghiaccio e alle intemperie di quella quota e alle bufere che durante l anotte si scatenarono.
Il giorno successivo i due, Compagnoni e Lacedelli, recuperate le bombole tentarono con successo l'attacco alla vetta del K2.
Alle 18.00 circa del 31 Luglio1954 anche la vetta della seconda montagna del mondo aveva una bandiera sulla sua cima, ed era la bandiera italiana.
Il libro in questione è l'ultimo rifacimento dell'autore, che dal 1954, fino all'anno scorso in cui cadeva il cinquantenario della prima salita del K2, ha visto defraudati e calpestati tutti i suoi diritti e la sua versione dei fatti non venne mai presa in considerazione dagli organi importanti, quelli che hanno il potere di fare mergere la Verità.
il libro è il riassunto dettagliato e puntiglioso di tutte le fasi dal racconto drammatico della vicenda vissuta in prima persona, in cui Bonatti riesce ad uscirne miracolosamente indenne, mentre l'Hunza Madhi riporterà una serie di amputazioni delle dita delle mani e dei piedi per questo spiacevole inconveniente; nel 1964 seguì un processo sempre in relazione a questa vicenda, a cui seuirono anno dopo anno una serie di articoi diffamatori della versione di Bonatti, ed il continuo silenzio del CAI centrale e di tutte le più importanti istituzioni alpinistiche non fecere altro che rimarcare sempre di più l'autenticità della versione che Il professor Desio e gli altri componenti della spedizione fecere al loro arrivo in patria, cosa che per altro è stata smentita proprio recentemente.
Quella fatidica notte cercarono di scaldarsi per tutta la notte senza dormire, e nonostante le temperature intensamente sotto lo zero, non riportò nessun congelamento (cosa praticamente rarissima, visto che sono pochi gli alpinisti con tutte le dita delle mani e dei piedi, magari senza nemmeno aver trascorso una notte all'addiaccio a 8100 metri, dove le temperature scendono tranquillamente a -40 gradi centigradi), madhi invece suì alcuine amputazioni.
La bufera notturna sollevò una tale quantità di neve che coprì i trespoli su cui erano fissate le bombole, e resero precaria la stabilità sia fisiche che mentale dei due alpinisti, che senza tenda e senza riparo attesero l'alba;
Alle prime Luci Madhi pano piano scese verso il campo numero otto, Bonatti attese ancora un poco e poi per le sette si mosse anche lui verso il campo in basso.
Fino a quel momento nessuno si era fatto vedere dalla parte alta della montagna.
Lo stesso giorno Lacedelli e Compagnoni arrivarono in vetta, conquistando il primato di primi salitori e scendendo potete immaginare il putiferio che scoppiò.
Walter nel suo libro ben strutturato smonta tutta la tesi e la Verità ufficiale che per anni è restata di dominio pubblico, la stessa cartografia del luogo riportava informazioni errate, e Bonatti, con impagabile pazienza ha avuto la costanza di attendere più o meno pacatamente il giusto riconoscimento, per altro doveroso da parte del mondo, non solo quello alpinistico.
Quando scrivo queste affermazioni sono nettamente di parte, e non capisco per quale motivo ci siano persone che nonostante sappiano bene come sono andati i fatti, essendo uno dei protagonisti, si ostini a negare l'evidenza, a voler querelare il mondo, volerla vinta a tutti i costi, anche se tutte le dimostrazioni di Walter Bonatti, dicano esattamente il contrario, e sono tutte dimostrazioni circostanziate, fornite di calcoli scientifici e precisazioni dettagliatissime, esempio è arrivato persino a calcolare a che ora inizio ad albeggiare e a che ora sorse il sole quella benedetta mattina del 31 Luglio 1954, a 8100 metri del K2...
Cinquanta anni di soprusi e calunie, che puntualmente Walter smentiva e continuava la sua personale battaglia.
Sono contento che alla fine la verità sia saltata fuori.
Compagnoni addirittura aveva tirato fuori una pazza versione, che per altro in parte divenne la verità ufficiale, che lui e Lacedelli arrivarono in cima al K2 senza Bombole, che finirono a 8400 metri circa alle 16.00 e gli ultimi 200 metri li percorsero senza respiratoriin sole due ore, quindi andando ad una media di 100 metri di dislivello all'ora, IMPOSSIBILE PER QUELLE QUOTE!!!!!
Bonatti dimostrerà che le bombole finirono alle 18.00 circa 15 minuti prima di raggiungere la vetta e la salita mantenne una media di Salita intorno ai 50-51 metri di dislivello all'ora....
ben diverso dalle dichiarazioni ufficiali.
La mia personale domanda è ma se il signor Compagnoni non ha nulla da nascondere o non ha commesso azioni disoneste per evitare che lo stesso Bonatti potesse raggiungere il nono campo ed eventualmente la vetta, perché escogitare tante falsità per una questione che è di limpida descrizione?
La risposta la lascio a voi, dopo la lettura del libro.

piccola digressione dal libro...
La questione di quello che successe sulla cima del K2, però venne messa a tacere al punto che il buon Bonatti si arrabbiò talmente tanto che fece una cosa che nessuno aveva mai tentato la scalata in solitaria del pilastro Sud-ovest del Dru una parete nella catena del Monte Bianco.

All'inizio del mese ci sono stati i festeggiamenti in occasione del Festival di Trento e a malincuore devo riconoscere che le mie aspettative si sono avverate...
In occasione del 52 esimo filmfestival di Trento, festival della montagna, dove vengono premiati i film e le recensioni più rappresentative dell'anno.
Vi allego inoltre una considerazione personale già riportata in un'altra opinione sulla questione dei festeggiamenti dei cinquantenario della salita del K2...
Per il cinquantenario della salita del K2 il 31 Luglio 1954, e dalle polemiche durate appunto 50 anni, su quello che veramente avvenne nelle giornate 30 e 31 luglio 1954 al campo IX… tra 7900 metri e la vetta del K2, è stata istituita una commissione superpartes composta da 3 insigni personaggi : Fosco Maraini, Alberto Monticane, Luigi Zanzi, che per l'inizio del Film festival ha redatto la sua Verità, la relazione su che cosa è realmente successo in tale data in quei luoghi.
Una relazione che si proponeva di consegnare alla storia la verità, non una nuova verità, LA VERITà, Senza polemiche di sorta, anche perché dopo 50 anni forse non ha senso accusare qualcuno, ma la cosa non è stata apprezzata dai due personaggi, Compagnoni e Lacedelli, che hanno replicato in modi diversi.
Il lavoro del team ha rivalutato notevolmente la figura di Walter Bonatti, che all'epoca solo ventiquattrenne, ha rinunciato alla vetta per portare le bombole di ossigeno alla cordata di punta che il giorno seguente sarrebbe arrivata in vetta.
Lacedelli ha solo dichiarato che uscirà a breve un suo libro in cui racconterà la sua versione dei fatti, e Compagnoni si è rammaricato del fatto che il team abbia confutato la cosiddetta "versione ufficiale" fornita a suo tempo dopo la conquista della vetta, sostenendo che c'è una ed una sola verità ed è quella fornita all'epoca.
Mi rammarica vedere che certi personaggi (Lacedelli e Compagnoni) arrivino a negare l'evidenza, solo per non ammettere i loro errori.
Perdonatemi, per me sono personaggi di poca coerenza, che non accettano che si dica che la loro conquista è dipesa da altre persone, senza le quali probabilmente non sarebbero mai arrivate in cima.
Non vado oltre, anche se penso che si siano comportati in modo molto sleale, ma per le conseguenze dell'alta quota, probabilmente i due personaggi sragionavano quando hanno avuto certi atteggiamenti.
Mi dispiace.

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