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venerdì 11 gennaio 2008

Dolomiti - Ferrata Lipella Tofana di Rozes

Dolomix 3 - 2001

22/23 Giugno 2001
Informazioni tecniche
Salita Ferrata Lipella Tofana di Rozes
Cortina d’Ampezzo
Componenti
Bigio
Sergio
Puddu
Lelli
Andrea
Stefano

Attacco alla sud (2480 Mt)
Galleria sud-ovest (2630 mt)
Discesa parete ovest (2510 mt colletto)
Direzione nord (rifugio Giussani)
Parete nord-ovest (rifugio Dibona)

Partenza ore 9,00
Ritorno 16,35
Aggirando il Castelletto (2657 mt)
Discesa dalla forcella di Rozes prima di salire direttamente dal colletto verso la val Travenanzes, poi per il sentiero e paretine friabili discesa verso l’attacco della galleria.

Partenza
Eccoci pronti per dolomix 3
Le fasi della partenza sono sempre le stesse…il camper già semi carico di elementi strani, dopo essere partito da Chivasso si dirige verso Tortona, mi carica e andiamo raccattare il Lelli, a Piacenza, prossima fermata Cortina d’Ampezzo, a parte qualche gelato e caffè lungo la strada.
Arrivo previsto e confermato per le 2 del mattino. Mattino ore 7.00 sveglia faticosa, viste le poche ore di sonno e la notte, nonostante tutto calda.
Colazione, preparativi, trasferimento in un parcheggio nei pressi dell’attacco del sentiero che porta verso l’attacco della galleria, vicino al Castelletto.
Il sentiero segue a grandi tornanti il profilo del grande massiccio che si erge sopra le nostre teste; l’attacco sembra tanto distante, passo dopo passo si avvicina…..
Il caldo è torrido, non ricordo una giornata così limpida e….
Quasi in cima al sentiero scorgiamo l’incavo della galleria con 3 persone che ne escono per scendere a valle dalla nostra parte.
Non è di buon auspicio …Infatti raggiunti ci raccontano che c’è veramente troppa neve, e non è ancora salito nessuno; una tedesca davanti a loro è volata giù dal colletto, sotto il colletto, fortunatamente senza conseguenze, se non un grande spavento…. Noi ci proviamo, siamo più attrezzati di loro, vedremo….
Sosta per cambiare maglia bagnata e riempire lo stomaco con qualcosa, visto che ridendo e scherzando è già le 12,30; maglia camicia Imbraco, guanti, casco e via…si attacca.
Appena in prossimità della galleria l’aria cambia da calda e torrida che era , diventa gelida…il perché lo scopriremo presto…
La galleria è pulita non c’è presenza di acqua, sembra tutto asciutto …. Ma accesa la pila ci rendiamo conto che stiamo camminando sopra 30 cm di giaccio vivo… la famosa acqua che avremmo dovuto trovare all’interno della galleria e talmente freddo che si è solidificato molto bene. Neanche a dire la situazione diventa infida e traditrice, i voli sono sempre pronti, e considerando che i ramponi sono ancora dentro lo zaino, è buio pesto, nonostante si abbia la frontale, e fa un freddo tremendo, e la salita e abbastanza ripida, pertanto cadere qui vorrebbe dire…. Immaginatelo voi.
Ogni tanto qualche apertura nella montagna in prossimità dei tornanti fa filtrare qualche raggio di luce, ben presto riassorbito dal buoi della galleria che imperterrita prosegue la sua strada verso il colletto.
Si tocca con lo zaino contro la volta della galleria, e mi viene in mente cosa devono aver provato i soldati che durante la prima guerra mondiale, l’hanno scavata e ci hanno passato lunghi periodi, usandola come riparo dalle intemperie invernali e sembra paradossale ma anche dal freddo, perché per quanto freddo faccia ora farebbe sicuramente meno freddo che essere direttamente fuori, sulla montagna…
Siamo quasi all’uscita della galleria, il freddo è ovunque, il sole riscalda i nostri corpi, tutto imbragato, anche se fa caldo non posso togliere nessuno strato.
Di qui inizia la vera traversata in parete, prevalentemente cengie e qualche rampa verticale, ma sul lato Nord-Est, Nord , quindi particolarmente fredda.
Non passa molto che la nostra traccia sparisce sotto 3 metri di neve… ci sono anche due ragazzi partiti poco prima di noi e che scorrazzano sul nevaio sottostante sul colletto, loro hanno già rinunciato, noi cerchiamo invano un passaggio, ma l’unica via sembra quella di calzare i ramponi e scendere a perlustrare il nevaio e vedere se si riesce a passare oltre in qualche modo, ma calzare i ramponi su una parete a 45° non è operazione prettamente semplice…ma sicuramente c’è di peggio, non tutti hanno la piccozza e scendere fino al nevaio non è cosa semplice, la neve è molla e infida, occorre scalinare e cercando di mantenere l’equilibrio attraversare un traverso e raggiungere una zona leggermente meno inclinata, da cui dovrebbe partire il nuovo itinerario…effettivamente la neve è veramente tanta, lo sapevamo, ma così tanta credo che nessuno di noi l’avesse previsto.
Cerchiamo questa beata traccia che si nasconde bene, sbagliare qui significherebbe finire in qualche punto pericoloso, siamo su una larga cengia a 300 metri sospesa nel vuoto…. Non è consigliabile sbagliare.
Dopo 2 ore di vane ricerche e risalite del nevaio, ci troviamo a prendere una decisione comune, appare evidente dove la traccia dovrebbe proseguire, anche se non si vede bene, in che punto… ma il passaggio obbligato per arrivare a riprendere una traccia possibile, passa per una cengia di circa 1 mt, esposta verso valle su un salto di 500-600 metri, con tanta bella neve scivolosa…dopo di che probabilmente riprende a salire verso la vetta in modo verticale, a questo punto sono le 15,30, ritornare ci sarebbe da rifare la rampa al contrario, rifare la cengia al contrario arrivare alla galleria … percorrere quel corridoio di ghiaccio in discesa…(non è bello…)con qualche volo non certo felice.
…proseguire sembra l’ipotesi peggiore…3 metri di neve qui dove il sole scalda la situazione, sulla parete nord, dove il sole si vede qualche ora o forse meno…. Quanta neve troveremo? A parte il passaggio esposto che si vede, quanti altri passaggi ci saranno e in che condizioni? Quante ore servirebbero per percorrere tutta la vetta e rientrare al camper, visto che da quando siamo partiti sono già passate parecchie ore, e siamo indietro sulla tabella di marcia? Tutte domande che ci fanno pensare, ma è tardi e siamo bloccati su un nevaio a 2700 metri… dobbiamo decidere qualcosa e farlo subito, di comune accordo.
Dovremmo arrivare a 3300 metri, 3100 per la prima via di fuga sulla parete nord, per non parlare del rientro, sempre sulla parete nord, non ci voglio pensare a quello che potremo trovare, una lastra di ghiaccio vivo… vista l’esperienza dell’anno scorso al Pisciadù….
Non ci sono molte alternative per non dire nessuna…. Se non …si potrebbe verificare se ….Lelli nel frattempo si è accorto di aver dimenticato i guanti sopra una roccia sul colletto, e torna indietro a recuperarli, i guanti in montagna ti possono salvare la vita, se non li hai e la situazione critica, sono problemi grossi, non puoi prendere niente con le mani ghiacciate…. ATTENZIONE… portali sempre nello zaino…gli arti e il naso sono le prime cose che si congelano essendo alle estremità del corpo.
Proviamo a scendere verso la parte bassa del nevaio … pare che si getti a pesce sul fondo valle, ma potrebbe anche esserci qualche passaggio più dolce…infatti c’è una serie di roccette sfasciate che si gettano a salto verso il fondo valle…ci proviamo in precario equilibrio a scendere da questa parte…in un continuo togli metti i ramponi per traversare le zone innevate, ma ripide e le roccette affioranti, poi nuovamente il nevaio…man mano che si scende il nevaio lascia il posto definitivamente alle rocce, un roccia sbriciolata e molto instabile (anche se poi ha retto…)
Il ritorno è tranquillo tra le vecchie fortificazioni della prima guerra mondiale si scende tra le trincee e gli avanzi di scatolette ancora arrugginite vicino alle gallerie… e croci…
C’è stata anche una salita il giorno dopo alla cascata, una ferrata semplice che passava suggestivamente sotto una cascata enorme.
Bella, anche se piena di gente.

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