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giovedì 24 gennaio 2008

Gli spiriti Dell'aria (Kurt Diemberger)

KURT DIEMBERGER:

Cominciamo a presentare l’autore:

Kurt Diemberger è nato a Salisburgo in Austria nel 1932, ma da molti anni risiede a Calderino di Monte S. Pietro (Bologna).

Alcuni cenni storici importanti per inquadrare il personaggio:

Unico alpinista vivente ad avere 2 Prime sugli ottomila.

L’altro alpinista che potrebbe vantare questo primato è il mitico Hermann Buhl, scomparso sul Chogolisa nel 1957, proprio con Diemberger, durante il tentativo della vetta dopo aver raggiunto la vetta in prima assoluta del suo secondo 8000 il Broad Peak (8047 m.) insieme a Diemberger e Wintersteller and Schmuck, oltre al Nanga Parbat (8125 m.) raggiunto in solitaria nel 1953, persino contro il volere del suo capo spedizione Karl Herrligkoffer.

Diemberger poi raggiunse la vetta del Dhaulagiri (8167 m.) in prima assoluta senza ossigeno nel 1960 con lo sherpa

Nawang Dorjee, Nima Dorjee e Diener, Forrer, Schelbert, Il 23 maggio fu la volta di Weber e Vaucher.

Complessivamente ha raggiunto 5 vette oltre gli ottomila :Broad Peak, Dhaulagiri, Everest, K2, Makalu, durante il periodo della corsa ai 14 ottomila, poi però non essendo interessato alla gara, si dedicò ad altre attività.

Personaggio di elevata sensibilità particolarmente legato al K2, montagna che lo ha stregato dal primo momento che la vide, Montagna che nel 1986 gli portò via la sua compagna di salite l’inglese Julie Tullis, insieme ad altri 4 alpinisti che si trovavano oltre quota 8000 e una bufera di neve li bloccò e morirono disidratati e per edema cerebrale.

Lo stesso Diemberger riportò gravi conseguenze per il congelamento delle mani e piedi, perse un dito della mano.

È stato uno dei primi a portare in Imalaya lo “stile alpino Occidentale” (inventato da Buhl) e le salite senza ossigeno, stile che consiste nel portare sulle proprie spalle tutto il materiale necessario per allestire i campi avanzati sulla montagna da scalare senza l’uso di portatori e l’installazione di corde fisse preventive.

Per una coincidenza sfortunata, anni fa ho perso un’occasione di conoscere Kurt, era venuto vicino al mio paese a tenere una conferenza e la proiezione di alcune delle sue memorabili diapositive e a raccontare qualche suo pezzo di vita montana e non…

Unico alpinista straniero che possa vantare di essere stato insignito del titolo di “socio onorario del CAI ” (Club Alpino Italiano).

Ha scritto molti libri, nei quali racconta le sue esperienze, la tragedia del 1986 sul K2, dedicandogli un libro intero, “K2 il nodo infinito”.

Ha scritto anche

- “Gli spiriti dell’aria” edito dalla Vivalda editore.

- “Tra zero e ottomila” Mondatori editore

- “K2 il nodo infinito - Sogno e destino” che ha vinto il premio Itas per la letteratura di montagna.



Cineasta d’alta quota, conosciuto a livello internazionale, ha girato parecchi film e documentari sulle montagne più alte e selvagge del mondo, ed essendo anche un ottimo alpinista riusciva a seguire le cordate fino alla vetta con la telecamera (che all’epoca in cui ha iniziato non erano poi così leggere).

Nel 1978 è salito sull’Everest, realizzando il primo film con sonoro sincrono dalla vetta. All’Everest è tornato poi per realizzare il film “A due passi dalla cima” sul tentativo all’inviolata parete Est, per il quale gli è stato assegnato un “Emmy”, il prestigioso premio americano.



Ripetutamente è tornato al K2, dove ha realizzato quattro film.

Anche qui nel 1989 ha vinto la Genziana d’Oro al Filmfestival di Trento con il film “K2 – sogno e destino”.

Cosa si può ancora dire di un personaggio straordinario, che in passato e ancora oggi a volte sfida tutti e va a cercare cristalli sulle pendici del Monte Bianco, Un personaggio grande, grandissimo, proprio per aver vissuto abbastanza nell’ombra, senza tanti clamori, cercando soprattutto la pace interiore, necessarie per le sue scalate, e per riuscire ad essere quello che è.

Veniamo adesso al suo libro Gli spiriti dell’aria.

Di cosa tratta il libro…

Questa è la presentazione della casa editrice:

Lo spirito libero e nomade di Kurt Diemberger nella sua ricerca: dalle vette Himalayane alla stupefacente profondità del Grand Canyon.


Questo libro è il caleidoscopio della vita di un nomade tra zero e ottomila metri, è il raffinato diario di viaggio di un alpinista anomalo e straordinariamente creativo. "Solo gli spiriti dell’aria sanno che cosa troverò dietro le montagne..." dice un proverbio groenlandese, e da sempre Kurt Diemberger segue le voci degli spiriti per scoprire i segreti nascosti nei paesaggi della Terra. È una ricerca inesauribile che si rinnova in forme sempre diverse: nel vuoto immenso del Grand Canyon, nei misteri della foresta amazzonica, nei bianchi deserti groenlandesi, nell’assurda tragedia del K2, oppure nello sguardo attonito di Nawang Tenzing sulla cima del Makalu e nell’ondeggiare delle luci di Los Angeles che sembrano gioielli della notte. La scoperta di questi segreti si potrebbe chiamare avventura, ma è qualcosa che scende nel profondo: a questa ricerca Diemberger ha dedicato la sua vita.

Il libro è una serie di racconti, storia vissuta, delle sue avventure nelle più disparate località del mondo, dal freddo intenso delle montagne Imalayane alla soffocante calura dell’africa a fotografare animali per la trasmissione “Il tappeto Volante”, alle sue avventure più tranquille con le due figlie e la moglie alle pendici dello Stromboli.

E narrando questo passa attraverso l’incontro/scontro con Reinold Messner all’epoca della corsa ai 14 ottomila a Katmandu…

Le sue avventure francesi sul Montserrat arrampicando sulle enormi statue di pietra, che lui definisce “pupazzi”…

I suoi viaggi in Groenlandia, dove la neve e il bianco donano un apsetto particolare al suo racconto…

La spedizione sull’Indu Kush per scalare per la prima volta il Tirich Mir…Due uomini e diciannove campi, un’impresa epica…

La sua passione per i cristalli del Monte Bianco… la sua Seconda casa, come ama definirla, dove si reca o si recava abitualmente a raccoglierli, anche se è severamente vietato dalla legge…

Le avventure Nel Gran Canyon la montagna all’ingiù…

l’Island Peak la montagna salita con la figlia Hildegard antropologa proprio nelle regioni Imalayane, pochi mesi dopo la tragedia del 1986 sul K2, il congelamento di mani e piedi e l’amputazione di un dito della mano…e la perdita della sua compagna di scalate e di riprese cinematografiche l’inglese Julie Tullis, nonché altri 4 alpinisti.



È un libro da leggere tutto in un fiato, che lascia spazio ai sentimenti provati, più che al record o alla prodezza alpinistica (e anche su quello c’è da fargli tanto di cappello…), Kurt è una persona buona e generosa, che non si vanta di nulla, proprio per questo provo un forte senso di riconoscenza per quello che sa dare nei suoi libri e detto da persone che hanno avuto l’occasione di conoscerlo dal vivo (io l’ho mancato per un soffio…) sa infondere con i suoi racconti.

Consiglio… se vi capitasse di leggere un suo Libro non lasciatevi scappare l’occasione. Credo che ne resterete soddisfatti.

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