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venerdì 25 gennaio 2008

TRAVERSATA DAL NIVOLE’ A CERESOLE REALE ATTRAVERSO I COLLI DELLA TERRA E DELLA PORTA - BIVACCO GIRAUDO

TRAVERSATA DAL NIVOLE’ A CERESOLE REALE ATTRAVERSO I COLLI DELLA TERRA m. 2911 E DELLA PORTA m. 3002

Interessante Segnalazione, salendo dal sentiero che parte sopra il Lago dell’Agnel, si incontrano ruderi utilizzati durante l’ultimo conflitto bellico, 2 casermette in pietra e cemento armato con il tetto in catrame, di cui una per cannoni, trincee e casematte.

Incisioni dei soldati con nomi e date del 1939.

Girino 4-5-6 Agosto 2006

Finalmente si ritorna in montagna…

Il giro questa volta è sopra Ceresole Reale Da Ciampili di sopra con il sentiero Videsott, si ricongiunge poi al sentiero che arriva dal lago dell’Agnel e prosegue verso la grande attraversata del colle della Terra e successivamente per il colle della Porta, per poi valicare e raggiungere il bivacco Giraudo e la successiva discesa verso l’abitato di Ceresole.

Bigio, Lucia, Fabio

Partenza da Chiampili di sopra. Alle 9.00 del mattino

Il freddo è molto inteso con vento forte, le vette intorno sono tutte spolverate di neve anche a relativa bassa quota. (2500 metri), considerando che siamo in Agosto…

Salito il primo tratto ripido (sentiero Videsott) che ci porta al Bivio con la strada reale che parte dai laghi del Nivolet, incontrata una simpatica pecora che prendeva il fresco alle casette disabitate lungo il sentiero.

Arrivo al bivio alle 12.00, 3 ore contro le eventuali 2 ore previste dalla segnaletica del sentiero, ma il carico sulla schiena oltre allo zaino da bivacco, ci sono 5 litri d’acqua a testa, per un complessivo di 12,5 litri per 3 giorni, visto che al bivacco Girando dove siamo diretti non sono previste fontane di acqua potabile, nelle vicinanze del bivacco c’è un laghetto pulito ma di acqua semiferma con le rane, e il ruscello generato dalle cascate che scendono dalla parete tra la Becca di Monciair e la verticalissima parete sud del Ciarfronha un’acqua decisamente sporca per la grande quantità di detriti che trascina verso valle, potrebbe essere che lasciandola decantare e filtrandola successivamente si possa produrre una cerca quantità d’acqua, che per sicurezza andrebbe comunque almeno bollita. Attacchiamo il sentiero che ci porta verso il Colle della terra, 2911 metri, il colle sembra davanti a noi, per raggiungerlo ci vogliono ancora 2 ore.

Quindi colle della terra raggiunto in 5 ore contro le 3 ore previste (va comunque considerato il nostro carico, i tempi gabellati sono corretti, siamo noi in forte ritardo, ma considerateli almeno in parte se il carico è superiore al piccolo zainetto per la giornata).

Lungo il sentiero che si inerpica con una pendenza abbastanza lieve, incontriamo l’omino simpatico che tempizza le distanze come se si viaggiasse in elicottero…, secondo cui dal Colle della Terra al colle della Porta c’è solo 30 minuti di cammino…(vedremo poi effettivamente la tempistica), e i signori usciti dalla macchina del tempo, come li ha definiti Fabio, un omino del ‘700 con lo zaino dell’800 e il suo amico imbacuccato ma con la giacca rossa molto tecnica, (non facciamo nomi di marche).

Tutti quelli che incontriamo al sapere che vorremmo arrivare al Bivacco Girando si stupiscono ed esclamano che è ancora lunga…

(cosa vorranno dire?)

Passo dopo passo raggiungiamo il colle della Terra, una landa desolata e ventosa che in pochi metri ti porta verso il versante opposto e la coreografica forma del lago Lillet si affaccia allo sguardo, 150 metri sotto… sigh…

Venti minuti di discesa mozzafiato ci porta sulle rive del lago.

A questo punto basterebbero 10 minuti per il Colle della Porta a 3002 metri?

Secondo voi?

Ma neanche per idea. Il colle della Porta si staglia all’orizzonte ad almeno 250 metri sopra la nostra quota attuale.

Pranzo frugale visto che sono quali le tre del pomeriggio, ci rimettiamo il cammino verso il colle della Porta, passando per quello che una volta era un enorme invaso ghiacciato, poi ceduto al nevaio e adesso un solo ammasso di pietroni e sfasciume.

Solo qualche chiazza di neve testimonia la remota esistenza di un ben più ampio invaso di acqua allo stato solido.

Il lago del Lillet dall’alto ha la forma della testa di un aquila… molto caratteristico, per quasi tutti i mesi dell’anno resta ghiacciato.

Il colle della Porta con il suo enorme ometto posto sulla sommità viene raggiunto 1,5 ore dopo il Colle della Terra.

Quindi complessivamente dalla partenza siamo a 6,5 ore per raggiungere il colle della Porta, con qualche breve sosta per bere.

Un puntino giallo in mezzo alla valle opposta ci lascia intravedere la nostra destinazione.

Inizia a nevicare! Scandiamo per quello che è un discreto sentiero che tra enormi pietre ci fa scendere dalla quota attuale 3002 metri verso i 2630 metri della scatola di latta 2X2 metri del Bivacco Girando.

Domanda… ma come fanno a stare stipate 6 persone in un bivacco di quelle dimensioni?

Lo scopriremo presto…e scopriremo che ce ne danno anche di più…

Quasi in fondo in prossimità di un piccolo laghetto anch’esso quasi sempre ghiacciato, il sentiero che scende verso valle si divide, e per una traccia tra la pietraia ci fa guadagnare il pianoro del bivacco dopo aver guadato l’acqua delle cascate, che non è assolutamente bevibile se non filtrata dai depositi di sabbia e terra che nella furia della discesa si sta trascinando dietro.

Un’altra ora e mezza abbondante per raggiungere il rifugio dal Colle della Porta.

Complessivamente 8 ore e 15 minuti per percorrere quello che con uno zaino leggero e scarpe non troppo pesanti si dovrebbe percorrere in 6 ore.

Ci prepariamo per la notte.

Il bivacco è veramente piccolo, ma con tutto quello che serve coperte cuscini candele, accendino, persino un paio di occhiali, pala per la neve e una scopa per fare le pulizie.

6 letti a scomparsa compongono le pareti e 2 panche fanno da contorno al tavolo centrale che anch’esso sparisce a parete in caso di necessità di spazio.

Mangiamo e ben presto ci corichiamo. Fa molto freddo fuori, dentro un leggero tepore, ma comunque occorre essere coperti, la temperatura è bassa anche dentro.

Il sonno arriva e prima di domani nessuno uscirà dalla fosforescente scatola di latta.

Il giorno seguente il tempo è pessimo e tra una mangiata e una dormita si arriva al pomeriggio.

Tantissimi Camosci, 3 aquile e qualche stambecco, conditi con qualche fischio di marmotta una manciata di capre, e qualche cane fanno da contorno allo scenario animalesco della zona.

Alle 18.00 stufi di stare dentro alla scatola decidiamo di scendere verso valle a fare una passeggiata e tentare di telefonare, visto che al bivacco non esiste segnale, ne Vodafone, ne Tim ne Wind; sotto le raffiche violente di neve ghiacciata… ma pochi metri sotto il bivacco adocchiamo 4 elementi che sotto una tormenta si stanno inerpicando verso il bivacco… sicuramente per fermarsi a dormire.

3+4=7!!!

Il rifugio sembra piccolo per 3, passi per 6… ma 7 dove li mettiamo?

All’esterno non ci sono anfratti naturali sotto cui passare la notte.

Arrivano bagnati come pulcini e molto, molto sprovveduti, senza cambio con il sacco a pelo legato all’esterno, bagnato naturalmente, con una scorta di cibo molto discutibile e soprattutto non hanno acqua se non mezzo litro in 4.

Unica nota positiva è una bottiglia di Barbera fermo.

Ceniamo allegramente, anche se una di loro sosteneva che la Becca di Monciair fosse per forza il Ciarfron!!! Diceva è inconfondibile! Tanto inconfondibile che non la era!

TERRORE!!! Alle 20,00 circa usciamo a prendere una boccata d’aria, visto che il tempo si era ristabilito ed il cielo era tornato sereno; due zaini con relativi portatori stanno velocemente risalendo il sentiero verso il bivacco…

3+4+2=9!!!!!!!!!

Peggio ancora. In 9 non ci si sta!

Fino all’ultimo ho sperato avessero un riparo sulle spalle… fortunatamente avevano una tenda.

Sono un ragazzo e una ragazza dall’aspetto molto giovane di Varese.

Una tazza di te tutti insieme e poi i due escursionisti notturni tornano nella loro spaziosissima tenda, e noi ci accingiamo ad addormentarci, io e la Lu proviamo senza successo a dormire in un unico lettino, ma i 50 cm di spazio non sono molto sufficienti per un buon riposo.

Anna e quello che presumibilmente è il suo moroso (non ricordo il nome) vorrebbero vedere le stelle, che nel frattempo si sono nascoste sotto una coltre di nuvole…

Piove.

Un fortissimo vento nella notte spazza viale nuvole e lascia spazio ad una spettacolare stellata.

Tra una serie di testate alla porta e una al letto che mi scortica la testa, passa anche questa notte.

Il giorno seguente, di buon ora scendiamo a valle. Alle 5.00 i nostri vicini con la tenda se no sono andati… veramente operativi i due figliuoli…

Partiamo alla volta di Ceresole, un forte vento ci accompagna fino al Colle del Sià.

Una discesa di infiniti tornanti ci porta fino al colle. Incrociamo il sentiero che conduce al Gran piano.

La discesa ci riserva ancora una sorpresa…

Arrivati a Ceresole in 4 ore, dobbiamo ancora recuperare la macchina, che dista ancora 7 Km… lasciamo Gli zaini dall’Amico Maurizio e speranzosi di un passaggio risaliamo verso Chiampili di Sopra.

La gente è peggio di quanto potessi sperare, passano infinite macchine, non si ferma nessuno, alcuni molto malignamente accelerano… una donna impietosita dalla nostra condizione di profughi con gli scarponi rigidi sull’alfalto si ferma e mi porta a recuperare la macchina. UNA SANTA!

Un pasto frugale al Rifugio Muzio, e poi la discesa verso casa.

PNGP- CERESOLE REALE -

TRAVERSATA DAL NIVOLE’ A CERESOLE REALE ATTRAVERSO I COLLI DELLA TERRA m. 2911 E DELLA PORTA m. 3002

E’ sicuramente l’itinerario di maggior prestigio dell’alta valle Orco. La strada reale di caccia, con il suo maestoso sviluppo, accompagna l’escursionista alla scoperta del versante meridionale del Gran Paradiso in tutti i suoi aspetti: dai pascoli ricchi di acque, alle morene, dai ghiacciai ai laghetti, dalla rossastre pareti rocciose ai dolci pendii ammantati di larici. Senza dimenticare, specie di buon mattino, gli incontri con la tipica fauna del Parco.
Dal lago Agnel si segue la carrozzabile del Nivolè fino al laghetto quota 2461, poco prima degli ultimi tornanti che portano al colle (cartello in legno con i tempi di percorrenza fino a Noasca). Si prende la comoda strada reale di caccia che, con lenta salita, costeggia un altro laghetto annidato fra le pietraie della Costa della Civetta e si affaccia sul solco principale della valle dell’Orco, dove la vista spazia libera dal lago di Ceresole alla catena spartiacque con la valle di Lanzo e le valli dell’Arc e dell’Isère. Si procede su di un’altra balconata panoramica, passando al di sopra del casotto del Bastalon, con percorso prima discendente poi ascendente, attraversando numerosi rii e cascatelle che scendono dai sovrastanti laghi di Comba. Oltrepassata l’alpe omonima (m.2549, a destra bivio per i Chiapili di Sopra per il sentiero Videsott), la mulattiera entra nel ghiaioso pianoro del rio della Percia, sovrastato dalla punta Fourà (m.3411) ed affacciato sul versante settentrionale delle Levanne. Attraversato il piano si riprende a salire diagonalmente per aggirare l’estrema propaggine della Mare Percia; con pendenza più accentuata si supera una pietraia piuttosto instabile, oltre la quale si compie un ampio semicerchio fino alla zona dei minuti detriti rossastri che caretterizzano il colle della Terra (m.2911, ore 2,30). Si prosegue in piano a sinistra sopra un vertiginoso canalone che precipita verso Ceresole (bella vista sul lago) per affacciarsi alla conca del lago Lillet (m.2765), incassato ai piedi della rocciosa parete della Mare Percia (m.3385). Il lago è spesso ghiacciato anche nel pieno della stagione estiva e si raggiunge rapidamente seguendo la mulattiera a tratti franata (15 minuti dal colle). Valicato l’emissario che precipita fragorosamente, si riprende a salire su di un comodo dosso, fra vegetazione sempre più stentata e grossi massi granitici, lasciando a destra il sentiero che scende alla borgata Mua. Si piega progressivamente a sinistra per raggiungere il filo della morena del ghiaccio della Porta che si segue fino a che si perde sui dolci pendii nevosi del colle della Porta (m.3002), sul quale precipita la rossastra parete cresta sud della Testa del Grant Entret (45 minuti dal lago; 3,30 ore in totale). L’ampia insellatura del colle immette nel solitario vallone compreso fra le dirupate pareti dei Denti del Broglio (m.3454) e La Cuccagna (m.3175). Si scende con alcuni tornanti fra salti di roccia e terrazze granitiche chiazzate del blu cupo di frequenti stazioni di genzianelle, per piegare poi a destra, dove la mulattiera si abbassa con un lungo mezza costa fino ad un pianetto ricco di acque in vista della parete sud del Ciarforon (m.3642). Quando l’innevamento è abbondante conviene trascurare la mulattiera e scendere direttamente con lunghe e divertenti scivolate. Volendo raggiungere il bivacco Giraudo (m.2630), occorre piegare a sinistra per pietraie e magri pascoli fino al torrente che scende dal ghiaccio del Broglio con una spettacolare cascata. Guadato il corso d’acqua, si aggira a sinistra un caotico ammasso di grossi blocchi rocciosi, raggiungendo il lago Piatta vicino al quale sorge il bivacco. Il percorso non è segnato ed è difficile da seguire in caso di nebbia. Per raggiungere invece direttamente l’alpe del Broglio, si volge a destra e si percorrono le lunghe risvolte che lentamente scendono sul verde pianoro sottostante, mentre lo sguardo spazia sulla bassa valle dell’Orco e, nelle giornate limpide, sulla pianura canavesana oltre cima Mares. Giunti al pian del Broglio, si costeggia il laghetto omonimo che dopo il lungo cammino percorso invita ad una sosta ristoratrice. Guadato il torrente, si tocca l’alpe del Broglio (m.2387) dove s’incrocia il sentiero per il bivacco Giraudo (ore 1,30 dal colle della Porta; ore 5 in totale). Si riprende la discesa seguendo monumentali ometti, si lascia a sinistra la deviazione per il Gran Piano e, costeggiando rocce montonate, si entra nell’incassato pian del Broglietto (m.2250), percorso dalle sinuose anse del torrente Roc. Si percorre la testata del vallone lungo il sentiero che prima si abbassa alle baite dei Loserai di Sotto (m.2210), quindi risale lentamente ai Loserai di Sopra e al Col Sià (m.2274) (ore 1,30 dall’alpe del Borglio; ore 6,30 in totale). Su mulattiera ben segnata si divalla, passando per le alpi Ciaplus, Ramà, Pra del Crès e Cà Bianca (m.1942) da cui, con un ultimo tratto nell’ombroso lariceto, si giunge alla borgata Moise (ore 1,30 dal col Sià; ore 8 in totale).

(parte di questi scritti possono essere presenti anche su www.ciao.it)

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