La prima puntata era andata in onda martedì scorso 9 Ottobre sempre alla stessa ora.
Il documentario, racconta, ma forse più che racconta testimonia l'impresa di questi ragazzi che si cimentano con la piramide perfetta.
Alla spedizione autonoma hanno partecipato installando i campi avanzati e salendo sulla montagna gli alpinisti di Mountain Freedom
Mario Vielmo di Vicenza, Stefano Zavka di Terni e Michele Fait di Rovereto, guidati dall'himalaysta laziale Daniele Nardi.
Vi racconto brevemente la storia, poi alla fine farò le mie considerazioni in merito alla trasmissione, all'eco che stamattina ho potuto constatare su alcuni siti internet, con i commenti delle persone che a torto o a ragione hanno visionato, oppure no il documentario, lasciando i più svariati ed sarcastici messaggi.
Presentazione, anche se non ne avrebbe bisogno…K2, la seconda vetta della terra, si erge per 8611 metri oltre il livello del mare, un colosso di roccia e ghiaccio, verticale; una delle più difficili e impegnative vette imalajane.
Alcuni la definisco la più difficile, perché oltre all'altitudine di per sé già molto ostica, si aggiungono il livello tecnico della salita e l'imprevedibilità del tempo atmosferico che dato il grande grado di difficoltà a volte ti costringe a restare in parete per un periodi maggiore del necessario.
La storia è sempre la stessa, anche se i protagonisti a turno ruotano… arrivo a Islamabad, e salita per le polverose strade, con mezzi di fortuna, fin dove la meccanica permette di arrivare, poi assumendo portatori del luogo si percorre la ancora lunga strada verso le alte valli, passando tra fiumi in piena, sentieri ponti traballanti e arrampicandosi come capre passo dopo passo si guadagna quota.
I malesseri aumentano con l'aumentare della quota, dissenteria, nausea vomito, diarrea continue, non ti permettono di dormire la notte e di debilitano di giorno.
Si cammina dalle otto alle 12 ore al giorno, con carichi da 30/40 Kg sulle spalle, e oltre i 3000 il respiro si fa corto e affannoso, MANCA L'ARIA!!!
Mazzocchi è arrivato, per il resto del gruppo i giorni precedenti l'arrivo era solo una passeggiata, per loro adesso comincia la vera salita; ben più faticosa e difficile.
Diminuiscono i pesi, ma la mancanza d'aria e i pericoli sempre incombenti rendono il gioco molto pericoloso.
Giorno dopo giorno si acclimatano alla quota, per far si che l'organismo si abitui e lavori anche in presenza di pochissimo ossigeno, e più si sale, più l'ossigeno si fa rarefatto…Considerante che a 8000 metri è presente circa il 30% dell'ossigeno presente al livello del mare.
Al campo base sono presenti altre decine di alpinisti, di ogni nazione, con spedizioni nazionali e centinai a di portatori o da soli organizzati in piccoli gruppi.
Il periodo è quello di Giugno/Luglio unica finestra in cui il tempo è un pochino meno instabile e permette la possibilità di poter disporre di una serie di giornate senza perturbazioni (sempre a livello statistico… la realtà è ben diversa e soprattutto le previsioni meteo non sempre sono precise…)Occorre organizzare i campi avanzati, montare le corde fisse per poter salire più agevolmente, per diminuire il rischio di cadute, sia in salita, ma soprattutto in discesa…
Per diminuire i tempi occorre unire le forze, quindi vengono formate squadre internazionali per il traposto e il montaggio dei cmapi avanzati….
Poi si attende che il tempo atmosferico sia clemente e conceda qualche giorno di tragua….
Non sempre avviene… quindi o si rinuncia o si tenta lo stesso.
La posta in gioco è estremamente alta. C'è in gioco la vita. Il 27% degli alpinisti che tocca la vetta non torna al campo base (direi che rende l'idea…)
La salita si conclude non in vetta, ma alla fine della discesa… al campo base.
Questa è la storia solita…
Calatela adesso con i nostri personaggi, conosciuti durante la permanenza al campo base, Mazzocchi ha raccolto le loro intenzioni, le loro speranze, i loro sogni…
Uno per uno vengono intervistati… toccante la testimonianza di Stefano Zavka, alla fine, dopo la tragedia, aveva gi à tentato nel 2004 la salita e l'aveva mancata per 200 metri… nel 2007 il secondo tentativo… fatale.
All'inizio la troupe mentre accompagna i primi tre italiani che salgono, uno ha la febbre cercherà di salire domani, scoprono sul ghiacciaio a circa un'ora di cammino dal cmapo base la carcassa di un uomo, che il ghiacciaio ha restituito… uno dei tanti che ha tentato la vetta e non è tornato…
Una valanga li sfiora… i gruppi si separano la troupe torna indietro… gli altri proseguono…
Il tempo cambia, per salire e tentare la vetta servono 4 giorni "Buoni", non ci sono.Si e no 2… tentano lo stesso. Arrivano in vetta. Gli ultimi 2 alle 18,28, TARDISSIMO!!! Troppo tardi!!!
Occorre scendere subito!
La notte e la bufera fanno il resto…
Tutti arrivano al campo 4, stefano 30 minuti circa dietro, no. Non arriva. Per tutta la notte attendo il suo rientro… era a pochi metri… ma non arriva, e non arriverà… è sceso forse dalla parte sbagliata… la montagna durante la tempesta urla e non ti lascia sentire se non il tuo battito e sei solo in mezzo al vento e alla neve che ti acceca, e ti toglie il poco respiro che a malapena riesci ad avere.
Saliti in quattro, tornati in tre… TREMENDO!
Le comunicazioni fino a tarda notte. Disturbatissime… poi credendoli tutti in salvo al campo 4 Mazzocchi e gli altri vanno riposare… il giorno dopo l'amara scoperta.
Il ritorno è straziante, forse c'è ancora speranza… ma i giorni passano e il tempo non permette di salire a controllare i campi avanzati…
Unica consolazione che stefano ce l'ha fatta… è arrivato a toccare la vetta del Suo K2! Il suo sogno incubo.I commenti a questa vicenda sono i più disparati, da chi critica aspramente queste persone, per le loro azioni, per lo sprezzo del pericolo, e perché si vanno a cacciare in situazioni da cui è difficile uscirne se qualcosa va storto… a chi per compassione cerca di capire…
C'è chi capisce cosa si prova, l'alpinismo per quanto se ne dica non è uno sport.
Chi pratica alpinismo soprattutto imalajano, sa bene cosa rischia, parliamo di alpinisti, a parte andrebbero trattati i turisti che per la gloria di salire l'Everest pagando 70.000 dollari, forse loro non so se hanno ben chiaro a cosa stanno andando incontro…
Nonostante tutto cercano di mettere da parte i soldi per potersi pagare il viaggio, i visti e tutte le spese connesse all'organizzazione, non tutti sono tanto fortunati da avere sponsor multimilionari…
La montagna non ha colpa…
Chi sente il fuoco dentro… non resiste, non è come fare una patita a tennis, come qualcuno ha proposto…
Mi piacerebbe che queste cose venissero proiettate, se fosse possibile a orari più normali e fossero una testimonianza di questo tipo di attività , forse molti avrebbero le idee più chiare.La Rai forse ha paura che non abbiano ascolto, e cali lo Share...
(...... i miei commenti sono tra un punto e l'altro.... )
Ciao Stefano.
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