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Con nuovi racconti e nuove avventure...

martedì 12 febbraio 2008

Tredici specchi per l'anima (Reinold Messner)

Reinold Messner, primo uomo ad aver raggiunto la vetta dei 14 ottomila della terra, esploratore dei poli, alla ricerca continua e spasmodica delle tracce dello yeti, un uomo dal forte carisma e personalità...

Reinhold Messner, alpinista e scrittore nato il 17 settembre 1944 a Bressanone, è il secondogenito di nove fratelli.

Inizia a fare le sue prime scalate a soli cinque anni insieme al padre sulle "Odle", un gruppo montuoso nei pressi di Bressanone, a circa 25 anni passa alle grandi montagne, l'Imalaya lo chiama, figura errante nell'animo e per prfessione, ha calpestato gli angoli più remoti della terra.

interessante il suo sito, purtroppo scritto in tedesco...
www.reinhold-messner.it/

il suo motto: Io sono ciò che faccio.

I suoi 14 Ottomila.
Inizia con il Nanga Parbat (8.125 m) nel 1970 e in solitaria nel 1978. Seguono: Manaslu (8.156 m), 1972;
Hidden Peak (8.068 m), 1975; Everest (8.846 m), senza maschera d'ossigeno nel 1978 e in solitaria nel 1980; K2 (8.611 m), 1979; Shisha Pangma (8.012 m),
1981; Kangchendzönga (8.598 m), Broad Peak (8.048 m) e Gasherbrum II (8.035m) nel 1982;
Cho Oyu (8.222 m), 1983; Annapurna (8.091 m) e Dhaulagiri (8.167m) nell'85; Makalu (8.485m) e Lhotse (8.511 m) nell'86.

- Principali traversate a piedi. I due 8.000, Gasherbrum I e Gasherbrum II,
nell'84; l'Antartide, toccando il Polo Sud nel 1989-90; la Groenlandia nel 1993; il deserto dei Gobi, Mongolia, nel 1998; l'isola della Georgia del Sud nel 2000.

La mia opinione di questo alpinista/avventuriero, come molti di voi sapranno dai miei scritti precedenti non è troppo lusinghiera, e questo libro in molte parti rispecchia il mio pensiero.

La figura di Messner, vista sotto l'aspetto di alpinista, ma pare anche in tutte le attività che ha svolto, traspere un senso assoluto di egocentrismo, affermazioni che pongono la sua figura al centro della scena e tendono ad osannarlo, sottolineando la sua estrema sfida con se stesso al limite delle possibilità umane; frasi poco simpatiche pronunciate in varie occasioni, del tipo, "Sulle montagne Imalayane non è necessario salire, ci sono già stato io... " cosa vuol dire, precludere agli altri la salita alle montange soltanto perchè lui c'è salito? ...e non sto parlando della grande massa...

Ma non vi voglio annoiare con queste considerazioni che non si possono esaurire a una semplice battuta, ammetto che ci possono essre risvolti positivi alle sue affermazioni, le grandi montagne non sono fatte per il turismo di massa, occorre una preparazione psico fisica notevole; ma secondo queste affermazioni calate in un preciso contesto, vanno ponderate e pronunciate in modo costruttivo e non distruttivo come quella sopra citata.

Questo libro l'ho letto cercando di essere obbiettivo ed imparziale, con maggiore determinazione, rispetto ai libri che normalmente leggo proprio per questa mia posizione nei suoi confronti.

Il suo attaccamento alla famiglia, ai figli, che però vengono messi in secondo piano quando parte per una spedizione, per la sua sete di avventura, una contraddizione che descrive come i figli partecipino attivamente alla preparazione dei suoi viaggi, e lui non li consideri perchè immerso in una concentrazione assoluta al suo obbiettivo.

Un libro scritto in modo semplice, comprensibile, non molto appassionate all'iniziocon la descrizione del suo castello di Juval e come l'ha ristrutturato, o sulla figura mitologica dell'eroe Nepalese, interessante e ben descritto invece il racconto del Grido di Pietra.

Facciamo un analisi del contenuto.
Questo libro è una panoramica di quello che dovrebbe essere il Messner uomo, i suoi sentimenti, la sua conoscenza in relazione a quello che compie, un analisi del suo operato sotto l'aspetto emotivo, le sue prime scalate, la morte dei fratelli, Sigfrid guida alpina, colpito da un fulmine durante un'ascensione sulle dolomiti, e la morte di Gunther sul Nanga Parbat, dove anche lui ne esce molto malconcio.

Il suo castello di Juval, in val Senales, a una manciata di chilometri da Merano, vicino a Bolzano.
trasformato in parte in museo e visitato da migliaia di persone.

La sua collezione di oggetti tibetani, e la continua ricerca.
La figura mitilogica dell'eroe nepalese Gesar.

Grido di pietra
il racconto inventato che ha scritto e poi diventato film sulla vicenda Che Cesare Maestri ha vissuto sul Cerro Torre, la sua rabbia scaturita dallo scetticismo del mondo, che non credeva nella tragica prima ascensione della vetta patagonica, dalla morte del compagno di cordata , la salita con il compressore e la chiodatura completa della parete fino alla cima 10 anni dopo…
Descrive come è nata l'idea del racconto, dove e come si è sviluppata poi l'idea del film.

La sua avventura intorno alla montagna sacra, simbolo di tutte le montagne dell'IImalaya, sul lago.... simboli maschile e femminile che si completano a vicenda.
Le lunghe carovane di pellegrini che ininterrottamente percorrono in circolo le pendici...
una sorta di luogo mistico, venerato dalle popolazioni locali e da qualche turista incuriosito.
All'epoca dei fatti aveva persino ottenuto il permesso di salirne le pendici dal governo cinese, che notoriamente era molto restio a concedere permessi e soprattutto per luoghi sacri ad altre religioni o paesi.

Nel capitolo successivo descrive come il suo senso latente di voglia di far eil contadino a tratti sia riemerso a trentacinque anni e lo abbia convinto a comprare alcune tenute intorno al castello di Juval, il ripristino delle aree coltivate, ormai ridotte a bosco, le colture originali, gli allevamenti di yak, la produzione di prodotti tipici biologici senza additivi chimici, il forte investimento economico e lavorativo in termini di risorse umane, che molte volte non ripaga le spese effettuate; come la vita del contadino di montagna sia dura e poco redditizia, se no pe rsoddisfazione personale.

Facendo alcune considerazioni, e nessun paragone il mio alpinismo non è minimamente paragonabile al suo...
Anche se su alcune argomentazioni la pensiamo in modo completamente differente, basandosi sullo spirito che ci anima, mi sto accorgendo che potremmo essere molto simili..., siamo pervasi dalla stessa frenesia di partire, di essere a casa in qualunque posto, nel nostro letto comodo come in cima ad un picco a - 20 gradi Centigradi... la continua ricerca di qualcosa che ci spinge a partire... essere sempre in viaggio... con esiti sicuramente differenti...

... prosegue i suoi raconti descrivendo le sue battute di caccia, si per chi non lo sapesse Messner oltre ad essere un sostenitore dell'ambiente è un cacciatore, e a suoi dire ci trova anche abbastanza gusto... anche in questo caso sostiene la sua tesi, che secondo lui non è in contraddizione con la sia fede ambientalista... lascio a voi la lettura e il giudizio a tal proposito.

Addirittura c'è una serie di autodenuncie di parsonaggi famosi che in gioventù avrebbero praticato il bracconaggio, molto più emozionante, perchè in tal caso il bracconiere è cacciatore e preda allo stesso tempo... cacciatore del daino, capriolo, cervo, camoscio o altro animale dentro in cannocchiale del suo fucile, e preda delle guardie venatorie, sempr ein agguato in ogni angolo, ed essendo animali che non stanno nelle tasche della giacca sarebbe molto difficile nascondere il corpo del reato...
Una sua dichiarazione mi rende astioso nei suoi confronti, sostiene, per lui come un titolo giustificativo che lui e i suoi compagni di avventure vanno a caccia non tanto pe rla carne che portano a casa, ma per il gusto, per leccitante emozione che provano, inutile poi la frase "l'ho uccisa, ma nutro simpatia per l'animale morto...", credo che la cosa non sia assolutamente reciproca!
Come potrebbe un animale nutrire simpatia pe rte che lo hai appena steso?
e poi dimmi caro Messner cosa se ne fa un animale della tua simpatia o amicizia dopo che gli hai piantato una pallottola in fronte?
Capirei maggiormente, al limite se un cacciatore mi dicesse che caccia pe rla carne, pe ril gusto di mangiare qualcosa che ha cacciato lui/lei stesso/a...
Avrebbe un senso, uno scopo per lo meno utile, questa dicharazione è quasi un velato incitamento al bracconaggio, sostenendo che sia più emozionante a livello emotivo, ti lascerebbe sempre quel senso di angoscia e paura di essere scoperto, misto al gusto ed eccitazione per la ricerca della preda da abbattere.

Anche nella descrizione delle sue conferenze mi ha lasciato un senso di vuoto...
Grande oratore... a quanto dice, purtroppo io non ho mai avuto occasione di sentirlo, ma una leggera contraddizione si insinua nel mio pensiero... come può essere familiare e caldo un incontro all'arena di Verona, o in un'altro posto vastissimo con almeno seimila (6000) persone!!!
seimila! una famiglia un pochino estesa...
credo che una conferenza cossiddtta familiare debba avere la possibilità di un rapporto alla pari, non di un oratore sul palco e migliaia di persone che ti ascoltano e rivivono a loro modo, nella loro testa le sue esperenze mentre le racconta.
Posso sbagliare, e probabilmente lui è un bravissimo oratore al punto tale da supplire a questa carenza di vicinanza, e far sentire ogni singolo spettatore come se fosse solo con lui sul palco, seduto di fianco alla sua sedia.
Le conferenze a cui ho avuto modo di assistere, sono molto più ridotte, visto anche l'ambito in cui vengono svolte, organizzate da associazini alpinistiche e non da manager da grandi concerti come nel caso di Messner.
l'attenzione e il coinvolgimento secondo me sono di tutt'altro aspetto.
l'aria familiare non la posso vivere in mezzo a 6000 persone in un luogo vasto come l'arena di Verona...

... continua con altri episodi della sua vita all'aperto nelle zone più remote della terra, con le sue sicurezze e contraddizioni.

La sua fama e le sue capacità sono inestimabili...

Su altri argomenti siamo su posizioni diametralmente opposte.
Messner ha fatto del suo salir emontagne un grosso affare, pieno di sponsor e denaro.

Non può adesso denigrare se la grande massa si avvicina alle montagne, quando lui stesso ci ha affisso cartelli a caratteri cubitali, "è umanamente possibile salire le grandi montagne..." (metaforicamente)

Personalmente non trovo particolarmente entusiasmante il suo modo di esprimersi, la sua lettura è scorrevole, ma non troppo coinvolgente, il libro non tratta avventure particolarmente paricolose o salite da togliere il fiato, mett ein luce, come del resto la preafazione annuncia, un Messner diverso, un lato meno appariscente del suo essere uomo, al centro dell'attenzione dei mass media, osannato per le sue imprese, una sorta di racconti di cosa fa Messner, quando non è impegnato in qualche impresa al limite dell'umano possibile.

in ultima analisi, ritego di essermi sforzato e ho cercato di valutere il suo operato in modo critico e costruttivo, analizzando il suo modo di vedere, non sempre in linea con il mio, ne è uscita una leggera rivalutazione, ma in linea di massima ho riaffermato la mia opinione sul questo controverso personaggio.
é anche vero che una persona come Messner è talmente famoso e identificabile in un tipo di personaggio, che o sei d'accordo o sei in disaccordo, la sua condotta è talmente inquadrata che dififcilmente possono esistere le mezze misure.

Nonostante tutte le critiche che ho mosso nei suoi confronti, lo ammiro.

Se vi capita di leggerlo, mi saprete dire come la pensate.
Bi

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