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martedì 12 febbraio 2008

Scomparsi sull'Everest (P. Firstbrook)

Il libro é la storia di un alpinismo eroico, vissuto nei primi decenni del secolo scorso, quando dopo la conquista delle più alte vette delle alpi, si sono spostate le attenzioni alla catena dell'Imalaja, dove la sete di conquista, e di gloria nazionale hanno spinto sempre più frequnetemente le prime spedizioni a misurare e ad avvicinarsi alle grandi montagne, ostacolati non poco dal territorio particolarment eimpervio e dal non facile comunicazioni con i paesi su cui questa grande catena montuosa si estende.
Ambientato intorno agli anni precedenti alla prima guerra mondiale e subito dopo, analizzando gli scenari politici e geografici del territorio e delle relazioni internazionali con i paese asiatici, alle colonie britanniche dell'epoca.
All'inizio spiega gli scenari coloniali dell'ottocento, e i primi tentativi di incursione britannica verso la grande catena montuosa per le misurazioni e la catalogazione delle principali vette, quelle che apparivano le più alte, inizialmente per una conoscenza del territorio, per la cartografia, all'epoca molto rudimentale, la difficoltà di penetrazione nel territorio ostacolata dai continui controlli alle frontiere per evitare appunto l'intromissione di stranieri in territorio nepalese, cinese nelle altre zone che non facevano parte dell'India, all'ora colonia Britanica, proprio dal nome di uno dei responsabili del progetto di misurazione si deve il nome occidentale dell'everest, a sir George Everest, vissuto moltissimi anni in India per l'inghilterra come responsabile del progetto di sviluppo britannico, poi succeduto da altri, ma in suo onore è stato dato il suo cognome alla vetta che all'epoca e poi sempre confermata risultò essere la più alta in assoluto nella catena dell'Imalaja, ciò ci fa capire anche quanto fossero precisi i calcoli degli scienziati Inglesi, che nonostante una tecnologia rudimentale, paragonata agli strumenti modernissimi utilizzati adesso, sbagliarono di pochissimi metri, considerato inoltre che la catena Imalajana per effetto di pressione delle faglie oceaniche che si stanno comprimendo è tutt'oggi in ascesa, potrebbero anche essere stati esatti anche i calcoli che fecero all'ora, senza errori.

in questo scenario si delineano le prime esplorazioni che dopo aver studiato il territorio iniziano a sentire il sediderio di salirne anche i crinali...
Inizia la rudimentale, quanto spasmodica ricerca dei passaggi per avvicinarsi sempre più alle pendici dei colossi di oltre ottomila metri, e i primi tentativi di calcarne i ghiacciai.

Successivamente si passa ad analizzare le figure umane degli inizi del secolo 1900 che si delineano all'orizzonte, le persone, gli alpinisti, che non sono stati decimanti dalla prima guerra mondiale, che saranno poi i veri protagonisti dei tentativi alle vette.
tra questi spicca la figura di un Giorge Mallory, che appassionato di alpinismo, e precursore di tecniche straordinarie salta subito ai vertici del ristretto elite di giovanio scalatori e alpinisti dell'epoca, britannici ed europei.
La sua fama di buon salitore era accompagnata però dalla profonda istintività che lo accompagnava, era sbadatissimo e spesso si dimenticava le cose più fondamentali che potessero servire in montagna... occorreva corrergli dietro come ad un bambino...
per questo in alcuni momenti la sua pertecipazione alle spedizioni è restata incerta.
In questi ragionamenti dell'autore si inserisce la giovane figura di Irvine, che nell'ultimo assalto del 1924 alla vetta dell'Everest, era con Mallory e come lui non è mai tornato, il suo corpo giace ancora sulle pendici della montagna, probabilmente custode del segreto se i due alpinisti in condizioni impressionanti quella mattina avevano raggiunto la vetta 29 anni prima della conquista ritenuta ufficiale...
Solo la macchina fotografica, non ritrovata sul corpo di Mallory nel 1999 da una spedizione scientifica.

leggete il libro molto esplicativo delle tecniche e delle problematiche affrontate dagli alpinisti dell'epoca.

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