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martedì 12 febbraio 2008

La sveglia suona, l'alba aspetta...

La sveglia suona, sono le tre e mezzo, un braccio esce dal sacco a pelo e svogliatamente tasta il vuoto per cercare di fermare quell'assurdo rumore proveniente dal telefonino.
Fuori dal sacco ti si gela il braccio.
Nonostante sia un rifugio il freddo è immenso.
Apri un occhio, l'altro cerca di resistere, convinci anche lui ad aprirsi a stento.
Prendi il coraggio ed esci dal sacco.
Il freddo ti fa svegliare quasi completamente, anche se ritorneresti volentieri dentro il caldo sacco.
Prendo i vestiti sotto il sacco per tenerli al caldo e mi vesto.
Intorno un piccolo micromondo si sveglia, i miei compagni di stanza si stiracchiano e tra mugolii assurdi piano piano escono dal bozzolo.
"Acciderbolina (per non dire di peggio), che Freddo!!!"
"Alzati…una voce dal fondo della stanza dice con tono pacato, ma deciso."
"Ma chi ce l'ha fatto fare?"
"Siamo proprio sicuri?"
"Si"
"…."
Usciamo dalla stanza, la stufa è ancora tiepida, ma non sufficiente per riscaldar el'ambiente intorno.
Effettivamente la temperatura è veramente bassa.
Mangio una tavoletta di cioccolata per riprendere le forze, anche se si chiama più "golosità".
Mi preparo ed esco mentre gli altri stanno ancora vestendosi.
Qualcuno fa il tentativo di scaldarsi con il tepore lieve emanato dalla stufa, ma l'effetto è quasi irrisorio, meglio vestirsi velocemente ed uscire, il patimento è minore.
Apro la prima porta, cerco a tastoni gli scarponi, li infilo, sono rigidissimi per il freddo.
Li allaccio con fatica, ho le mani rattrappite da ieri.
Apro la seconda porta che si affaccia all'esterno, una ventata gelida mi investe…
"Chiudi la porta!!!"
mi sono dimenticato di richiudere la porta interna…
"Quante storie… prima o poi qui ci devi arrivare…. Tanto vale che ti abitui all'idea del freddo che fa!"
"preferisco farlo dopo…"
"come vuoi"
e richiudo la porta.
Sono fuori. (qualcuno direbbe: in tutti i sensi…)
Un cielo stellato mi accoglie con una volta celeste di un nero splendente, sembra quelle notti di Agosto, quando ti siedi fuori per vedere cadere le stelle…ma siamo a quindici gradi sotto zero, altro che Agosto…
Mentre attendo che la marmaglia si prepari e soprattutto decida che è giunto il momento di mettere il naso fuori mi godo il freddo e la neve di un bianco luccicante.
La luna riflette i suoi raggi sul bianco prato antistante il rifugio, gli alberi fanno corona tutto intorno isolando lo sguardo
un silenzio avvolge ogni cosa, quasi irreale, mi sembra di essere in un altro mondo, quasi non swnto più il freddo, o sono completamente congelato oppure mi sto abituando al freddo.
Il silenzio e l'ora tarda, aumentano il senso di solitudine, una solitudine positiva, quella che ti lascia pensare, senza tanti fronzoli, ti rende nudo di fronte alle tue scelte, ai tuoi pensieri.
È bellissimo essere qui, adesso, in mezzo a questo nulla bianco cosparso di alberi e cose, ti senti immerso in un pensiero profondo che ti estranea dal mondo reale, ti porta lontano… ti fa capire quello che nella frenesia del mondo quotidiano non potresti fare, sarebbe bello poter fare queste esperienze interiori anche in altri luoghi, nella vita di ogni giorno, potersi estraniare in ogni luogo, occorrerebbe una grande forza di volontà che a me forse manca…
La necessità di dover staccare la spina e rifugiarsi in queste montagne per poter sentire l'essenzialità delle cose, lasciare tutto il mondo mondano per poter riassumere l'essenza dell'essere nella sua nudità.
Sentirsi vivo, parte di un disegno immensamente più grande, di sentirsi palpitare, sentire freddo, caldo, riuscire a percepire ogni singolo attimo della propria vita…
Il momento però dura poco, i piccoli rumori provenienti dalla scatola di latta del rifugi mio riportano al presente, e al fatto che alcune larve stanche e assonnate si stanno preparando per uscire… forse…

Certo che una stellata così erano mesi che non si vedeva…
Il tempo passa, e i futuri pinguini non sono ancora pronti…
"Andiamo, l'alba non aspetta…"
"Abbiamo prenotato, non vorrei arrivare tardi!"
"Vf"
"Dai!!!!"
lentamente la prima testa dopo 10 minuti spunta…
"…Che freddo!"
"resta fuori e ti abitui…"
in una ventina di minuti sono tutti fuori.
Chiudiamo il rifugio e zaini in spalla prendiamo al ripida salita verso la vetta.
L'alba ci attende…
La neve oltre il piccolo balcone di legno intorno al rifugio è alta e si sprofonda parecchio…
Iniziamo lentamente e affannosamente la salita, ci dobbiamo allenare il fiato alla fredda aria della notte, al fatto del grande dispendio di energie richiesto ai muscoli per salire.
Una fioca luce si intravede in mezzo agli alberi che ancoraci circondano.
Presto gli amici alberi lasceranno il posto alla sola roccia interamente coperta di neve, e la fatica aumenterà proporzionalmente all'altezza della neve intonsa.
La neve in salita è micidiale, quando oltrepassa il ginocchio rende la progressione durissima, ogni passo è sudato, molte volte si procede due passi avanti e uno indietro.
I passi lenti e cadenzati ci fanno guadagnare qualche metro con immensa fatica, ma pensando all'alba procediamo…
La vetta sembra irraggiungibile, anche se pare li davanti non si arriva mai, sembra di essere fermi.
L'orologio avanza, e la speranza di arrivare in cima prima del magico evento pare affievolirsi…
Arrancando passo dopo passo, squarciando la neve davanti a noi arriviamo all'agognata meta.
Un mare di nuvole si stende sotto di noi.
Le valli sono coperte, lo resteranno fino a giorno inoltrato.
Sembra di essere sopra un mare di cotone ovattato, spuntano solo le alte vette che sovrastano le nuvole.
Il cielo inizia a cambiar colore…
Una nuova alba è giunta ai nostri occhi.
Grazie di questo magnifico spettacolo…

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